Durante il viaggio in bus la mia mente ripassa il video caricato su youtube dove un agricoltore, uno di quelli con le rughe profonde e le mani spesse e callose, esprimeva il proprio disagio e l’ insicurezza del futuro, che era nero per lui e inesistente per i suoi figli. 5 centesimi (cinque) al chilogrammo è pagato un agricoltore per il frutto dei suoi alberi d’ arancio! Al mio ingresso a Catania noto un particolare che mi lascia perplesso: il traffico è insolitamente fluido e scorrevole. Chi almeno una volta nella vita ha guidato nella città etnea sa che la viabilità in auto è molto rallentata, per dirla in maniera eufemistica. Il traffico di Catania rappresenta un po’ la nostra Sicilia: ognuno fa quello che vuole, e se le regole sono uguali per tutti, c’è gente che delle regole non sa che farsene. Eppure oggi Catania è diversa, per strada le macchine sono pochissime, i parcheggi liberi e la gente scopre la città a piedi e incrocio una città quasi ben educata, come se le coscienze fossero state schermata dalle lamiere delle automobili in questi anni.
I supermercati cominciano ad essere vuoti, scarseggiano acqua, zucchero, sale, latte ortaggi e carne. I latticini sono terminati. La benzina è finita, l’ unico distributore aperto della zona ha una coda iniziata ieri notte con la gente che alle 23 aspettava con le coperte l’ arrivo dell’ autobotte in fila. L’ autobotte è arrivata alle 8 e 30 di questa mattina e puntuali anche le risse. Scene post apocalittiche, come quei film di fantascienza dove in futuro più o meno lontano dalle ambientazioni desertiche si fa la guerra per le ultime gocce di benzina.
Ma perché nessuno mi ha avvisato della situazione? Perché i media non parlano della paralisi in cui versa la città e della gravità della situazione? Se vi può consolare il comandante Schettino avrebbe abbandonato anche Catania. Avrebbe fatto bene!
E se l’ inizio della rivoluzione fosse oggi? Sono convinto che l’ italiano medio non ha avuto ancora l’ esatta stima delle dimensioni del baratro che sta ingoiando la nostra società, perché nessuno gli ha parlato chiaramente. E’ altresì difficilissimo riuscire a smobilitare un siciliano, noi siamo storicamente terra da dominare, siamo abituati a tutto e questa crisi ci lascia solo un po’ più acciaccati. “La gente fin quando ha da mangiare non scenderà in piazza” mi diceva spesso una persona saggia. Chissà se il saggio è andato a fare la spesa e fino a quando avrà da mangiare? Il vecchio avrebbe potuto avvisarmi di fare il pieno e la spesa quando si prevede uno sciopero dei trasporti e quando inizierà la fame i siciliani malediranno l’ assenza di un proverbio ad hoc sul’ argomento. Perle di saggezza popolare come: "Scioperu di agriculturi e benzina? Inchiti a cantina!".
Ho la sensazione che la fame sveglierà la coscienza della gente e la Sicilia sarà il detonatore di una bomba molto più grande, che scuoterà le fondamenta dell’ occidente. Un onda di rivoluzione arrivata dal nord Africa e che è iniziata perché l’ aumento del costo dei cereali aveva fatto lievitare il prezzo del pane e proporzionalmente l’ indice della fame (trend in positivo a differenza di quelli bancari). Gli egiziani e i libici iniziarono a protestare aiutati dalla rete internet che venne censura, anche se troppo tardi per i rispettivi dittatori. Il prossimo tratto di mare da superare è lo stretto, poi il virus arriverà sul continente.
Oggi si parlava di movimenti spontanei in Abruzzo, Calabria e a Roma.
Chissà se la gente a Roma ha fatto provviste.
Filiberto Filetti
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