25/04/13

Ho 22 anni, sono un aspirante regista, e so già che in Italia non girerò mai un inseguimento tra automobili.

Figuriamoci un dirottamento aereo.

In adolescenza, l’unica mia preoccupazione era di annotare ogni mia idea su un taccuino. Inutile dire che arrivato al diploma ne avevo già riempiti almeno tre. Adesso vivo a Roma, che in confronto al paesino da cui vengo mi sembrava ciò che sembravano gli Stati Uniti per un emigrante siciliano del primo novecento, e l’insegnamento che più mi si è radicato nella mente è che “non ci stanno i soldi” (anche “ce l’hai la macchina?” ma questa è un’altra storia che magari più in là vi racconterò).

Ovviamente, adesso, con una pseudo-maturità da nonpiùadolescente, mi vergognerei se rileggessi i miei vecchi taccuini, e per questo ne ho comprato uno nuovo. Sono passati tre anni, e non sono nemmeno arrivato a metà; questo perché ogniqualvolta poggio la penna sul taccuino mi risuona in testa il mantra: “non ci stanno i soldi”.

Ecco come si diventa creativi in Italia negli anni X: imparando ad eliminare dalla tua testa tutte quelle idee che abbiano bisogno di supporto economico, imparando che le location per girare le chiedi, con calma e per piacere, all’amico dell’amico dell’amico, che ovviamente non vuole che si tocchi niente.

“Per il bene dell’arte sì, ma fino a quando non mi sposti il quadro in soggiorno”.

Il che è anche comprensibile. Imparando che l’elettricista lo devi pagare, gli attori no.
Perché fare l’attore non è un lavoro, come non lo è fare il regista, serve più che altro a guadagnarsi una scopata il venerdì sera.

Imparato tutto ciò e molto altro, impari anche ad amare il caffè al bar la mattina, offerto gentilmente dalla proprietaria che aveva un parente che lavorava a Cinecittà o alla Rai, e che è felice di sapere che ci sono giovani che hanno sogni come il mio. Impari che, nonostante la gente ti sorrida o ti urli contro perché dopo tre anni ancora non hai capito come funziona la viabilità a Roma, il Cinema in Italia lo vivi ogni giorno, e “non ci stanno soldi” per pagare ogni emozione che in qualsiasi altra parte del mondo, di sicuro, non esiste.

di Biagio Cilia.

23/04/13

Riflessioni sul momento politico nazionale

E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho scritto per il blog. Purtroppo una sessione d'esami molto difficile prima e un po' di meritato riposo poi mi hanno tenuto distante dalla tastiera e dal confronto con chi mi segue.

Giorni tribolati questi. Si sono decise le sorti dell'Italia da qui ai prossimi 7 (?) anni. In questo periodo di stallo istituzionale si è votato il nuovo Presidente della Repubblica. Ci eravamo lasciati l'11 aprile con un mio piccolo comunicato dove confermavo che per il primo turno delle c.d. "Quirinarie" il mio voto era confluito verso Gino Strada. Il 15 aprile si è votato per il secondo turno, questa volta con una lista di dieci nomi. Mi sono informato un po' meglio, sono andato a ripescare le dichiarazioni di tutti i miei candidati ideali e, questa volta, ho deciso di votare Rodotà.

Ahimè, sappiamo bene come è andata a finire. Abbiamo avuto la riprova che il PD è un'accozzaglia di finti dilettanti e che niente è cambiato, a livello di logiche partitiche, dalla triste esperienza de L'Unione. Del resto, come possono coesistere, all'interno dello stesso ambiente, democristiani, vendoliani, dalemiani, renziani, civatiani ecc.? Cambia il nome ma non la sostanza.
Il PD è imploso, la sua segreteria si è dimessa, Bersani pure seguito a ruota dalla Bindi (olè!!!!). Ma basterà per far cambiare le cose? Chiaramente no. E sarebbe da stupidi pensare il contrario.

Il ghigno di Berlusconi, durante la rielezione di Napolitano, mi ha messo molta tristezza.
E mi ha messo ancora più tristezza la reazione dei partiti al suo discorso di (re)insediamento. Come diavolo si  fa ad applaudire fino a spellarsi le mani un nonnetto che, visibilmente commosso, ti accusa di aver fatto franare l'Italia?
Non ho mai vissuto, con questa consapevolezza, un periodo politico così intricato. Mi rendo conto che siamo quello che meritiamo. Abbiamo una classe dirigente pessima, siamo corrotti o corruttori per forma mentis. I nostri leader politici non hanno coraggio. Negli ultimi 20 anni avremmo potuto sotterrare B. sotto così tanta sabbia (e un po' di letame a scaglio) che ce lo saremmo dimenticati, così sarebbe o in galera o ad Hammamet a pregare in esilio sulla tomba del suo padrino politico. Con tanta sincera gioia per tutti noi. E invece no! Il PD, forse perchè qualche scheletro nell'armadio ce l'hanno anche li dentro, lo ha tenuto a galla, facendogli la respirazione Boccia a Boccia, ogni qual volta l'amico B. ne avesse avuto bisogno.

Ho sempre detto (e chi ha avuto questo tipo di discussioni con me, potrà confermarlo), che non condividevo le prime mosse dei Cittadini a 5 Stelle in Parlamento, ma che per esprimere un giudizio rotondo avrei dovuto aspettare l'elezione del Presidente della Repubblica.
Credo, alla luce di quello che ho visto, che la strategia di Grillo e dei suoi parlamentari si sia rivelata assolutamente coerente e questo per due motivi: 1)Grillo ha avuto culo; 2) Grillo è stato estremamente lungimirante.
Ricordo che anche io storcevo il naso quando sentivo i capigruppo chiudere continuamente porte in faccia a Bersani in vista della nascita di un governo. Alla luce degli ultimi avvenimenti, però, mi rendo conto che Bersani non chiedeva collaborazione ma soltanto numeri. Alla fine i nodi sono venuti al pettine. Avrebbero potuto votare Rodotà, un uomo di sinistra, avrebbero potuto almeno chiamarlo e farsi spiegare qualche possibile soluzione, raggiungendo un accordo. Sicuramente sarebbe nato un governo, perchè Rodotà avrebbe nominato premier una persona competente e fuori dai partiti, si sarebbero potute fare tante cose.  E invece niente, non se lo sono filati di striscio (controllare le dichiarazioni di ieri 22/4 dello stesso Rodotà, ndr).

In definitiva sento di potermi sbilanciare dicendo che le forze progressiste (eccezion fatta per M5S e Sel) forse sto cambiamento non lo volevano poi tanto. Il PD è destinato ad essere potenzialmente una Ferrari con tanti bei cavalli sotto al cofano, ma l'imperizia e la cecità della sua nomenklatura (e, diciamolo anche, di qualche suo elettore un po' radical chic) lo portano ad assomigliare ad una Fiat Duna.

In una nazione guidata, sempre e comunque, da Berlusconi e in una Lombardia guidata da un leghista per conto di B., inizio a sentirmi un po' stretto.

FF

Rodotà dà lezioni di diritto ad Alfano

09/04/13

Se hai vent'anni vattene dall'Italia


A un ragazzo che oggi compie 20 anni direi di andare via dall'Italia. Gli direi di prendere la borsa, il cellulare, due libri e un po' di musica e lasciare questo paese.



Se hai vent'anni vattene.
Vattene perché se hai vissuto i tuoi primi 20 anni in questa nazione non hai visto niente dei cambiamenti del mondo. Sei rimasto indietro. Hai vissuto 20 anni di dibattito pubblico schiacciati sullo scontro pro o contro Berlusconi. Uno scontro fatto di puttane, “giudici comunisti” e Nesta/Balotelli. Uno scontro che ha lasciato un manipolo di anziani a dibattere in tv di un paese che non c'è. Spegni la tv, non imparerai niente da Ballarò o da Servizio Pubblico. E chiudi anche le dispense, la cultura non è una pillola da mandar giù.
Ti direi di andartene perché hai vissuto 20 anni con le stesse metro – ah no a Roma hanno aperto la B1 –, con gli stessi palazzi, con gli stessi Intercity – il Frecciarossa non è alla portata di un ventenne -, con gli stessi regionali. Dovresti andare via per guardare come sono cambiate Londra, Parigi, New York in questi 20 anni. Sei nato all'alba della primavera dei Sindaci ma nel frattempo sei diventato maggiorenne e attendi ancora la linea C a Piazza San Giovanni in Roma. Per te non è cambiato nulla ma il resto del mondo ha corso. Come non mai.
Se fossi partito avresti visto la più grande biblioteca d'Europa traslocare da un Palazzo del XVII secolo ad uno consono alla fruizione della cultura. Perché i libri, i reperti, non servono a nulla se non possono essere fruiti. Avresti visto una metropolitana che viaggia a 90km/h senza conducente costruita in 5 anni. Avresti visto un paese – il Sud Africa – passare dalla segregazione razziale ad ospitare i Mondiali.
Fai una cosa: vattene. Non ascoltare chi ti dice che solo chi resta resiste davvero. Lascia questo paese, meticciati. Scopri la bellezza di altri corpi e di altri odori. Di altri cibi. Fai politica. Sì, fai politica. Perché non è tutto una “merda”. Ma scegliti altri maestri. Un buon politico non è un imbonitore ma un uomo che si carica sulle spalle la visione di un paese, nonostante i voti.
Guarda Invictus. Dimentica Genova. Lì hanno ucciso una generazione, non farti fermare anche tu. Non ascoltare quella canzone “poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare” è bellissima ma viene da un'altra epoca. Ho amato Peppino e la Sicilia ma ho anche imparato che le catene non coincidono con questo sentimento.
Eduardo avrebbe detto Fujetevenne. Io ti scrivo vattene. Vattene per imparare che non è vero che una laurea ti forma. Vattene perché la festa che i tuoi vogliono organizzare è una pagliacciata di cui non hai bisogno. Ciò che hai in mano è un pezzo di carta, non conta niente. Non c'è nulla da festeggiare. Si festeggia il futuro, non il passato.
Vattene via perché altrimenti anche a quarant'anni ti diranno che sei giovane. Non è vero. Vattene perché non devi leggere i giornali che aprono con le violenze per una partita di calcio. Non è giusto. Il calcio è solo uno sport.
Parti, lasciaci qui, come i dannati di un inferno da noi stessi generato. Va via! Prendi un volo per il nord e respira la bellezza del senso di comunità. Perché la vicina che ti dà lo zucchero non c'entra nulla con l'empatia. E' un modo per sperare che un giorno anche tu farai lo stesso… Se così non fosse non ci sarebbe il vociare dei condomini al tuo passaggio. Perché essere più di sé stessi, essere una collettività è la condivisione costante e silenziosa delle regole che consentono a tutti di andare avanti. E questo noi non sappiamo neanche cosa sia. Collettività non è svegliarsi una mattina e ricostruire ciò che è andato in fumo ma lavorare ogni giorno nel silenzio.
Non ascoltare gli eroi. Questa nazione non ha bisogno di loro. E' il contrario, sono loro a nutrirsi di questo paese perché senza i suoi mali non potrebbero vivere.
Parti e torna solo se sarai convinto che è giunto il tuo tempo. Torna solo se hai visto il cambiamento e pensi sia giusto riportarlo indietro. Torna con i sogni di un ventenne e le spalle di un adulto.


fonte: http://www.fanpage.it/se-hai-vent-anni-vattene-dall-italia/#ixzz2PyIJhoZ7 
© Federico Filetti
Maira Gall