31/05/20

Per George Floyd e per tutti gli ultimi del mondo

Vi prego di aprire questa pagina e guardare tutti i video. Rendetevi conto della violenza, dell’abuso di potere, dello squadrismo. Guardate una giovane coppia di afroamericani nella loro auto essere scaraventata a terra e colpita col taser. Guardate un altro giovane afroamericano disarmato essere picchiato selvaggiamente da un poliziotto mentre gli altri lo coprono con le loro armi e i loro scudi. Guardate un anziano indifeso e col bastone essere spinto a terra da un poliziotto in assetto antisommossa. Guardate l’espressione di quell’anziano signore mentre, ancora a terra, viene circondato dai poliziotti.

In questi giorni siamo spettatori di uno spettacolo indecente. Un sistema sull’orlo del collasso che cerca di proteggere se stesso. Che cerca di legittimarsi usando la forza. Un sistema che funziona solo grazie allo sfruttamento e l’abuso sui più deboli. Che annulla i loro diritti, che reprime il dissenso, che mette a tacere le opinioni critiche. Questa è l’America. Questo è il sogno americano con cui ci siamo riempiti la bocca per un secolo. Non le start-up o la Silicon Valley. Non la terra delle opportunità. Questo. La più grande e florida democrazia del mondo accetta, legittima e anzi promuove la violenza delle classi dominanti su quelle subalterne. E’ un fatto incontrovertibile, invisibile solo a chi non ha la voglia di vedere.

Quanto sta accadendo in America dal giorno successivo all’assassinio di George Floyd è la prova definitiva che il capitalismo e le classi dominanti hanno bisogno di questa violenza quotidiana per esistere. Che i feticci della libertà, del mercato, della società globale sono solo narrazioni create per giustificare l’unica vera legge universale: vince il più forte.

Negli ultimi cinquant’anni il nostro sistema economico è entrato in crisi al ritmo di una volta ogni dieci anni. Mietendo ogni volta un numero maggiore di vittime, sacrificate sull’altare della competizione. Il Covid, la bomba sociale che si è abbattuta su questo sistema già in cancrena, renderà evidenti tutte queste contraddizioni. E, forse, discorsi nuovi, più inclusivi e solidali inizieranno ad entrare nel dibattito. Il capitalismo prima o poi morirà, e con lui la sua scia di torti ed abusi, questo è certo. Sta a noi trovare la forza e la fantasia per immaginare un sistema migliore prima che sia troppo tardi.

© Federico Filetti
Maira Gall