26/03/15

Festival di Primavera: tre anni di assenza non sono troppi

Che fosse nell’aria da tempo ce n’eravamo accorti un po’ tutti. Soltanto ieri, però, è arrivata l’ufficialità: dopo un’assenza che dura dal 2012, torna al Teatro Garibaldi il Festival di Primavera.

Nato nel 2010 da un’idea di due ragazzi al loro ultimo anno di liceo, Mirko Milazzo e Gaetano Pecoraro, e organizzato sotto forma di contest musicale, il Festival si poneva degli obiettivi ambiziosi: innanzi tutto quello di riuscire a divertire il pubblico e poi quello di dimostrargli che le “nuove leve” erano sostanzialmente –oltre che formalmente- presenti ed attive nel percorso di crescita della città, ricordando a tutti che lo sviluppo di una comunità è legato inestricabilmente allo sviluppo dei suoi singoli.
E’ su questi binari che si è affermato il successo del Festival.
Successo che è stato costruito in particolar modo grazie al talento di Gabriele Virzì, pianista laureato al Conservatorio di Parma e vincitore dell’edizione del 2010, e grazie alle splendide voci di Saida Zaltni e Carla Romano, vincitrici rispettivamente dell’edizione 2011 e 2012.
Poi un lungo periodo di pausa: nuove esperienze, l’università, il confronto con persone diverse in contesti più dinamici di quanto non lo sia un paesino di venti mila anime al centro della Sicilia.

Ed eccoci qui.
Sono gli ultimi giorni di marzo e quegli stessi ragazzi si stanno dando un gran da fare per organizzare un evento in sé totalmente rinnovato seppur mantenendo un filo di continuità, necessaria a sottolineare che “siamo gli stessi tizi del 2010”.
E allora via la formula del contest, che viene sostituita da quella del Varietà: miscellanea nella quale si alterneranno momenti di divertimento ed altri in cui lo spettatore viene condotto verso delle riflessioni più ampie e profonde.

Stavolta, però, Mirko e Gaetano non saranno soli.
E l’esperienza di Piazza Pulita, evento benefico che si è svolto il 27 Luglio 2014 in Piazza Martiri d’Ungheria, è stata fondamentale in quest’ottica. Una comunità formata da una ventina di coetanei, tutti amici tra loro e quasi tutti studenti fuori sede, ha dimostrato che è possibile realizzare un ottimo prodotto senza ingenti risorse economiche, pur non vivendo a Piazza Armerina; che impegnandosi è possibile, anzi quasi doveroso, offrire qualcosa di stimolante ad un numero quanto più grande di persone.
Ciò che più ci fa essere fiduciosi riguardo al futuro è che la buona volontà, fino ad adesso, è stata ripagata: basta guardare ai tanti cittadini che, privatamente, si sono offerti di aiutarci e tutti assolutamente pro bono.

Nelle ultime ore è stato lanciato il promo del festival, un monologo tratto da "Come vi piace" di Shakespeare, intitolato "Il mondo intero è un palcoscenico" e interpretato da Mirko Milazzo, con regia di Biagio Cilia.
Guardandolo vi renderete conto che facciamo sul serio.

Festival di primavera 2015: tutto il mondo è un palcoscenico
8 Aprile 2015, ore 21:00
Teatro Garibaldi



ff

12/03/15

Monologo del Capodoglio - Guida Galattica per Autostoppisti

Un’altra cosa che era stata dimenticata era che, contro tutte le probabilità, un capodoglio era stato d’un tratto portato in vita molte miglia sopra la superficie di un pianeta alieno.
E poiché quella di stare sospese in aria non è una peculiarità delle balene, la povera creatura innocente ebbe ben poco tempo di riflettere sulla propria identità di balena, prima di accettare il fatto di non essere che un’ ex-balena.
Qui di seguito riportiamo i suoi pensieri dal momento in cui la sua vita incominciò al momento in cui finì.
“Ah…! Cosa succede?”
“Ehm, scusate, chi sono?”
“Ehi?”
“Perché sono qui? Qual è lo scopo della mia vita?”
“Cosa intendo dire con “chi” sono?”
“Calmati ora, controllati… oh, questa è una sensazione interessante… cos’è? È una specie di formicolio nel… nel… be’, immagino sia meglio cominciare a dare dei nomi alle cose, se voglio far progressi in quello che chiamerò mondo… Allora dirò che il formicolio è nello stomaco.”
“Bene. Ohhh, si sta facendo molto forte. E, ehi, cos’è questo fischio che passa accanto a quella che chiamerò subito testa? Lo chiamerò… lo chiamerò vento! Che sia un nome adatto? Ma sì, per il momento può andare, poi gli troverò un nome migliore quando scoprirò a cosa serve. Dev’essere molto importante questo vento, perché mi sembra che ce ne sia un casino, qua. Ehi! Cos’è questa? Questa… la chiamerò coda, sì, coda. Ehi, la posso agitare in qua e la! Wow! Wow! Che bello! Non mi pare che si ottenga un gran che agitandola, ma poi scoprirò a cosa serve.”
“Dunque… a questo punto sono riuscita a farmi una rappresentazione coerente delle cose, o no?”
“No.”
“Non importa, in fondo è eccitante dover scoprire tante cose, non vedo l’ora di scoprire altre cose, ah! sono stordita dalla voglia di scoprire…”
“O dal vento?”
“Ce n’è davvero moltissimo, di vento, vero?”
“E wow! Ehi! Cos’è quella cosa che mi viene incontro a tutta velocità? È così grande, uniforme, rotondeggiante che ha bisogno di un bel nome sonante come… come… come terra! Sì! Che bel nome, terra!”
“Di’, saremo amici, terra?”
E il resto, dopo una botta tremenda, fu silenzio.
Curiosamente, l’unica cosa che pensò il vaso di petunie cadendo fu “Oh no, non un’altra volta!”.
Molte persone hanno riflettuto che se noi sapessimo esattamente perché il vaso di petunie pensò così, sapremmo molte più cose sulla natura dell’universo di quante non ne sappiamo attualmente.

07/03/15

Mai vista - Colapesce

Mai vista una schiena cosi
un avvallamento si crea proprio a metà
tu non l'hai visto mai
come si sta bene con te
valeva la pena sgonfiare il nostro io
per un onesto noi
prendo il vestito migliore
lo indosso
prenoto un bel posto
si vede anche il porto e poi
il caso guiderà

Prende nuova forma il tuo corpo stremato
diventa un tramonto e inizia la brina
porgi le tue frasi sulle labbra di un orso
scaliamo la notte con passo insicuro

Mai visto un sentiero cosi
un avvallamento si crea proprio a meta'
scorre dell'acqua che
si ferma comoda al centro del corpo
progetta un giardino nell'unico cielo che sta sopra di noi

Prende nuova forma il tuo corpo stremato
diventa un tramonto e inizia la brina
porgi le tue frasi sulle labbra di un orso
scaliamo la notte con passo insicuro

© Federico Filetti
Maira Gall