24/11/14

Arrivederci Grillo, ciao

Un Beppe Grillo farneticante asserisce che "l'astensionismo non ha colpito il M5S".
Sempre più ciechi davanti all'evidenza dei fatti, M5S e la sua leadership potranno continuare a mettere la testa sotto la sabbia facendo aumentare ancora di più la distanza tra gli eletti e la base?
Secondo me, si.
Dice bene il deputato Artini: “L’astensionismo ha colpito il Movimento 5 stelle. Non si può continuare a dire che va tutto bene”, che continua "Non abbiamo convinto il 60 per cento delle persone. Dobbiamo chiederci perché gli elettori hanno preferito stare a casa piuttosto che votarci. Essere onesti non basta, servono anche qualità”.

La palla, adesso, torna a Grillo e al suo ristrettissimo entourage i quali, a fronte di due grandi debacle (quella europea e quella delle regionali in Emilia e in Calabria), hanno l'opportunità di "rivoluzionare tutto completamente" (cit.), in casa loro e per una buona volta. Con buona pace dei cibernauti un po' fanatici che non hanno ancora capito che, nonostante il duropurismo del "non ci abbassiamo al loro livello", non solo si sono abbassati al "loro" livello ma si sono addirittura fatti battere dalla "loro" esperienza.

Les jeux sont faits (?)

ff

12/11/14

Washington Consensus 2.0

Analizzando gli ultimi tre anni della politica nostrana, mi è capitato di tracciare analogie, differenze, continuità e discontinuità dei tre governi che si sono succeduti dal 2011 ad oggi. Ovviamente parliamo dei governi presieduti da Monti, da Letta e da Renzi.

Le maggioranze che sostengono e hanno sostenuto questi governi sono pressoché le stesse, una "grand coalition" trasversale con dentro tutti i principali partiti.

Il ruolo del Parlamento è sempre marginale, essendo la sua azione legislativa sostituita da decreti legge inemendabili.

Anche molti ministri sono gli stessi: qui parliamo di Angelino, di Lupi e della Lorenzin.

Il PdR, manco a dirlo, è lo stesso. Come sapete, sull'efficacia della sua azione nutro grandissime riserve (parlo in termini di risultati e non di intenzioni, che non metto in dubbio siano nobili).

Ciò che mi sconvolge di più, tuttavia, non sono le cose che ho appena elencato, quanto il fatto che non riesco a tracciare nessuna discontinuità nelle azioni di questi tre governi.
Mi spiego meglio: in principio si trattò di mettere in sicurezza le finanze disastrate del paese in un momento di enorme incertezza sia politica, sia popolare, ma ancora di più sui mercati.
Per stabilizzare la situazione, sono stati introdotti vincoli di spesa (tra cui l'obbligo di pareggio di bilancio inserito nella Costituzione) che hanno avuto l'effetto di deprimere la domanda interna e di ridurre drasticamente tutte le spese essenziali, dal welfare alla scuola.
Sull'inefficacia (e la malafede) delle politiche di austerity ci ho scritto una tesi, quindi non mi dilungo.
Il filo comune che lega gli operati di Monti, Letta (anche se di meno, visto che ha avuto vita breve) e Renzi è la continua adozione di politiche liberiste all'italiana (leggasi: politiche liberiste fatte male, ndr).
Flessibilizzazione di qualsiasi mercato, incentivi alla competizione, minimizzazione dello stato sociale, privatizzazione (sempre all'italiana) di tutte le grandi aziende italiane tramite la cessione di un numero sempre più consistente di azioni, socializzazione delle perdite bancarie dovute agli azzardi dei manager e tutela dello status quo riguardo a ciò che resta: dai diritti civili, alla giustizia, ai reati dei colletti bianchi.

Se la tutela dello status quo si renda inevitabile a causa delle tensioni che esistono in una siffatta maggioranza (capisco che per Renzi è complicato poter parlare di riforme sui diritti civili e di reati dei colletti bianchi con gente come Alfano e Berlusconi, e capisco anche che sia stato lo stesso per M. e L.), non mi è chiaro fino in fondo il motivo per cui si è deciso di dare lo stesso tipo di indirizzo ideologico a tre governi diversi, di cui due di centrosinistra.

Inizio a pensare che le pressioni internazionali sull'azione del governo esistano e siano molto forti. Visti i risultati, mi sembra di riuscire anche ad intuire da dove provengano.

ff




06/11/14

Filiberto Filetti: "Ho annullato la mia iscrizione a M5S, vi spiego perchè"

Questa immagine immortala l'istante esatto della mia disiscrizione al Movimento 5 Stelle. E' stata una decisione sofferta, che mi lascia orfano di un progetto politico e mi confina nel triste limbo dei non-votanti. Un' idea maturata da tempo e resa pubblica in concomitanza con l'espulsione di 4 attivisti colpevoli di aver esposto sul palco della kermesse Italia5Stelle, tenutasi al Circo Massimo, uno striscione che riportava #occupypalco ovvero una richiesta di trattare il tema della trasparenza e della democrazia nel Movimento.
A seguito di questa ennesima epurazione mi sono posto e pongo a chi leggerà questo articolo delle domande.
Se uno striscione pacifico non va bene, se le domande garbate non vanno bene, come si possono esprimere le proprie idee nel Movimento? Se neanche la 3 giorni al Circo Massimo è il posto giusto per confrontarsi su questi temi fondamentali, qual'è il luogo per far crescere le idee del Movimento?
Chi decide quando consultare la base? Chi decide su quali temi? Chi decide come porre i quesiti? E' ancora possibile nel M5S esprimere delle opinioni e vederle divenire parte del programma oppure è consentito soltanto accodarsi al pensiero unico dello staff? Vorrei che le risposta fossero chiare, al netto dei modi e dei metodi tanto criticati dai grillini. Ma così non è, data l'evasività di rappresentanti come Di Maio e Di Battista, roba da politici navigati.
http://www.youtube.com/watch?v=LJRd3XwZyYM

04/11/14

La Routine Affascinante - Ovvero: come ho fatto un film, in Sicilia, con 100€.

Biagio Cilia in una delle sue pose da hipster
C’era una volta la pellicola. Fin dal primo giorno di lezione in Accademia, si parlava sempre di come ormai si possano fare film con qualsiasi cosa, anche con i cellulari. E allora dai, scrivete, girate, producete, che tanto ormai basta premere un pulsante! E allora dai, scriviamo-giriamo-produciamo-chetantoormaibastapremereunpulsante. Fermi tutti, non è davvero tutto così semplice.
Durante i miei tre anni di studi a Roma ho provato più volte, nei limiti consentiti dal tempo libero, a girare qualche cortometraggio. La sceneggiatura c’era, la buona volontà anche, gli amici disposti a dare una mano incondizionatamente pure, ma non mi è mai stato possibile portare a termine un progetto.
“E quindi sta rivoluzione del digitale?”. Eh.
Quando certa gente parla di rivoluzione del digitale, nessuno dice mai, però, che le location restano reali, che le luci non le inventi al pc, e che l’attrezzatura non la porti in tasca (se qualcuno vi dice che vi farà vincere un Oscar tirando fuori l’iphone dai pantaloni e premendo REC, molto probabilmente è Wanna Marchi).
© Federico Filetti
Maira Gall