11/05/25

รˆ VERO CHE DA 30 ANNI LA SINISTRA HA SMESSO DI PROTEGGERE I LAVORATORI (LA DESTRA NON LO HA MAI FATTO), ๐Œ๐€ ๐๐”๐„๐’๐“๐Ž ๐‘๐„๐…๐„๐‘๐„๐๐ƒ๐”๐Œ ๐€๐ˆ๐”๐“๐€ ๐Œ๐Ž๐‹๐“๐Ž ๐ˆ ๐‹๐€๐•๐Ž๐‘๐€๐“๐Ž๐‘๐ˆ! ANDATE A VOTARE!

Ho passato gli ultimi dieci anni della mia vita a studiare il mercato del lavoro italiano. L’ho studiato quando ero studente universitario e mi chiedevo perchรฉ l’Italia fosse l’unico paese in Europa a non avere una forma di reddito di cittadinanza per aiutare chi sta peggio, e ci ho poi dedicato una grossa parte della tesi di dottorato e diversi articoli scientifici. Ne ho scritto molte volte anche qui e fuori di qui. 

Il mercato del lavoro italiano non l’ho solo studiato: l’ho anche vissuto sulla mia pelle e su quella di chi mi sta intorno. Negli ultimi anni ho provato piรน volte a rientrare in Italia ma ho trovato, almeno per adesso, le porte delle universitร  italiane chiuse. I soldi alla ricerca diminuiscono da anni e l’ultima riforma dell’universitร  ha peggiorato le cose. Molti amici e molte amiche (della mia etร , piรน giovani o piรน anziani non importa) sono costretti ad andare via da dove il lavoro non c’รจ, e muoversi dove il lavoro c’รจ. Solo che dove il lavoro c’รจ la vita costa un sacco e gli stipendi sono cosรฌ bassi che si fa fatica. Non parliamo poi di chi resta dove il lavoro non c’รจ: lavoretti saltuari, contratti a chiamata o a cottimo, contratti rinnovati di settimana in settimana e comunque 800€ al mese in busta paga e quei 200/300 fuori busta per chi รจ fortunato. ๐๐ž๐ซ ๐œ๐ก๐ข ๐ž̀ ๐Ÿ๐จ๐ซ๐ญ๐ฎ๐ง๐š๐ญ๐จ! 

I responsabili di questo disastro sono tanti, e sono di destra tanto quanto di sinistra. Negli anni ’90, si erano tutti convinti che dando piรน potere ai datori di lavoro e meno ai lavoratori la disoccupazione sarebbe diminuita e tutti saremmo stati meglio. Ne era convinto il centro sinistra di Prodi, il centro destra di Berlusconi, i governi tecnici delle misure “lacrime e sangue” durante la crisi, Letta e Renzi, Draghi e Giorgia Meloni. Hanno tutti servito lo stesso padrone (il datore di lavoro), rafforzandolo a scapito di chi la mattina si alza e va a lavorare per due spicci (il lavoratore). Conte รจ stato un’anomalia perchรฉ per la prima volta in 30 anni ha aiutato i lavoratori molto piรน dei datori di lavoro (con il Decreto Dignitร  e il Reddito di Cittadinanza prima, e con il blocco dei licenziamenti durante il covid), e infatti lo hanno fatto fuori alla prima occasione utile. 

๐‹๐š ๐ฌ๐ข๐ง๐ข๐ฌ๐ญ๐ซ๐š ๐ก๐š ๐ญ๐ซ๐š๐๐ข๐ญ๐จ ๐ข ๐ฅ๐š๐ฏ๐จ๐ซ๐š๐ญ๐จ๐ซ๐ข e di conseguenza ha iniziato a vincere nei centri cittร  e a perdere nelle periferie. La destra al contrario ha iniziato a perdere nei centri cittร  e a vincere nelle periferie. ๐Œ๐š ๐ฅ๐š ๐๐ž๐ฌ๐ญ๐ซ๐š ๐ข ๐ฅ๐š๐ฏ๐จ๐ซ๐š๐ญ๐จ๐ซ๐ข ๐ง๐จ๐ง ๐ฅ๐ข ๐ก๐š ๐ฆ๐š๐ข ๐ฉ๐ซ๐จ๐ญ๐ž๐ญ๐ญ๐ข, ๐ž ๐ช๐ฎ๐š๐ง๐๐จ ๐ก๐š ๐ฉ๐จ๐ญ๐ฎ๐ญ๐จ ๐ฅ๐ข ๐ก๐š ๐ฌ๐ž๐ฆ๐ฉ๐ซ๐ž ๐ฎ๐ฆ๐ข๐ฅ๐ข๐š๐ญ๐ข. Ne รจ prova l’atteggiamento del Governo Meloni sul salario minimo (un “no” secco), sul reddito di cittadinanza (“i divanisti nullafacenti”) e le parole del Presidente del Senato sul referendum (“spingeremo la gente a non andare a votare”). Potrei fare molti altri esempi. 

Negli ultimi 5 anni sono successe tante cose nel mondo. Talmente tante che ๐š๐ง๐œ๐ก๐ž ๐ข๐ฅ ๐๐ ๐ฌ๐ข ๐ž̀ ๐š๐œ๐œ๐จ๐ซ๐ญ๐จ ๐œ๐ก๐ž ๐œ๐จ๐ง๐ญ๐ซ๐š๐ญ๐ญ๐ข ๐ฉ๐ซ๐ž๐œ๐š๐ซ๐ข ๐ž ๐ฉ๐š๐ ๐ก๐ž ๐๐š ๐Ÿ๐š๐ฆ๐ž ๐ง๐จ๐ง ๐ฌ๐จ๐ง๐จ ๐ฎ๐ง๐š ๐›๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐œ๐จ๐ฌ๐š. ๐€๐ง๐œ๐ก๐ž ๐ข๐ฅ ๐ฌ๐ข๐ง๐๐š๐œ๐š๐ญ๐จ! ๐Œ๐ข๐ซ๐š๐œ๐จ๐ฅ๐จ! La segreteria Schlein e le pressioni da sinistra dei 5 Stelle hanno contribuito a spostare il Pd piรน a sinistra e a far essere il sindacato di nuovo piรน conflittuale. Ed รจ un bene. Non so se durerร  dopo Schlein, probabilmente no, ma ๐ช๐ฎ๐ž๐ฌ๐ญ๐จ ๐ซ๐ž๐Ÿ๐ž๐ซ๐ž๐ง๐๐ฎ๐ฆ ๐ž̀ ๐ฅ๐š ๐ฉ๐ซ๐ข๐ฆ๐š ๐œ๐จ๐ฌ๐š ๐Ÿ๐š๐ญ๐ญ๐š ๐ฉ๐ž๐ซ ๐ข ๐ฅ๐š๐ฏ๐จ๐ซ๐š๐ญ๐จ๐ซ๐ข ๐๐š ๐ฆ๐จ๐ฅ๐ญ๐จ ๐ญ๐ž๐ฆ๐ฉ๐จ. Andate a votare e ๐ฏ๐จ๐ญ๐š๐ญ๐ž ๐œ๐จ๐ง๐ญ๐ซ๐จ ๐ข๐ฅ ๐‰๐จ๐›๐ฌ ๐€๐œ๐ญ e tutte quelle norme che da destra a sinistra hanno precarizzato il lavoro (quesiti 1, 2 e 3), ๐ฏ๐จ๐ญ๐š๐ญ๐ž ๐ฉ๐ž๐ซ ๐ฅ๐š ๐ฌ๐ข๐œ๐ฎ๐ซ๐ž๐ณ๐ณ๐š ๐๐ž๐ข ๐ฅ๐š๐ฏ๐จ๐ซ๐š๐ญ๐จ๐ซ๐ข in appalto e sub-appalto (quesito 4) e ๐ฏ๐จ๐ญ๐š๐ญ๐ž ๐ฉ๐ž๐ซ ๐š๐ฏ๐ž๐ซ๐ž ๐ฎ๐ง๐š ๐ฅ๐ž๐ ๐ ๐ž ๐ฌ๐ฎ๐ฅ๐ฅ๐š ๐œ๐ข๐ญ๐ญ๐š๐๐ข๐ง๐š๐ง๐ณ๐š ๐๐ž๐ ๐ง๐š e simile a quella di molti altri paesi europei (quesito 5).

11/03/24

QUALCHE PENSIERO SULLE ULTIME DUE ELEZIONI REGIONALI E UNA RIFLESSIONE SU SINISTRA E AREE INTERNE. SENZA PRETESA DI VERITร€.

Sardegna e Abruzzo non sono per niente lontane. In Sardegna la destra ha perso per il voto disgiunto che ha penalizzato un candidato scarso e poco amato, ma in entrambe le regioni le liste sono andate molto bene e molto meglio di quelle del Campo Largo. 

Prendendo un po’ di distanza della retorica del “noi contro di loro”, delle matite contro i manganelli, del berlusconianissimo “sono e resteranno sempre dei comunisti” pronunciato durante il comizio dal Ministro Sangiuliano, il dato piรน lampante resta questo. Le liste di destra vincono perchรฉ sono presenti sul territorio, e sono ancora piรน presenti nelle aree interne. Le controllano, le battono palmo a palmo, ne conoscono gli umori, le ansie e le frustrazioni. Entrano in empatia con le persone, creano clientele, rapporti di prossimitร , si fanno conoscere e riconoscere. E questo lavoro lento e costante si traduce poi in voto. E infatti nei centri piรน grandi, dove questa prossimitร  manca e quindi dove il voto di opinione รจ piรน probabile, la destra fa piรน fatica. Anche perchรฉ nelle grandi cittร  ci sono piรน giovani e le persone hanno titoli di studio e redditi tendenzialmente piรน elevati. Fattori che influenzano sensibilmente le dinamiche elettorali verso partiti meno conservatori. 

Ma quindi, perchรฉ un partito grosso e storicamente strutturato come il PD perde dove la gente sta peggio? La famosa storia del partito che nel “borghesizzarsi” ha perso il contatto con gli ultimi รจ sicuramente una parte di veritร , ma secondo me non รจ tutta la veritร . E allora la domanda diventa: perchรฉ il PD perde nei luoghi in cui รจ possibile creare un rapporto di prossimitร  con l’elettorato? Nei luoghi in cui รจ possibile conoscersi, riconoscersi, parlarsi da pari a pari? 

La difficoltร  del Movimento 5 Stelle di affermarsi a livello locale, per quanto paradossale visto che รจ un movimento nato dai Meetup cittadini, la conosciamo. Dall’ingresso in Parlamento nel 2013 fino all’inizio della segreteria Conte, il movimento ha cercato di massimizzare la sua base elettorale smarcandosi dalla dicotomia destra-sinistra. Per questo, ha imbarcato un sacco di gente di destra che poi รจ ritornata all’ovile quando il Movimento si รจ spostato a sinistra (e la destra dura ha iniziato a contare di piรน). Questa transumanza ha rallentato la creazione di una classe dirigente fuori da Roma. 

E il PD? Io non ho un’esperienza di militanza alle spalle, e quindi mi viene difficile rintracciare con contezza le cause di questo scollamento. Mi limito a riflettere basandomi su ciรฒ che ho conosciuto, sui ricordi della militanza di mio padre all’inizio dei 2000 nell’Ulivo prima e nel PD poi, sulle testimonianze degli amici con una storia decennale di militanza. Mi ricordo di discussioni, di riunioni, di eventi, spesso e non solo in periodo elettorale. Quando รจ successo? Quando รจ iniziato questo processo di destrutturazione del partito, che da partito di prossimitร  รจ diventato un comitato elettorale che si attiva sei mesi prima delle elezioni per poi disfarsi dopo la sconfitta? Quand’รจ che si รจ passati dal paradigma della militanza a quello della fedeltร  verso il capobastone locale, feudatario di questo o quel segretario? Da Renzi? Prima? 

E proprio perchรฉ voglio parlare di ciรฒ che conosco, non posso far altro che paragonare il risultato dell’Abruzzo con quello che รจ successo nelle due ultime elezioni comunali nella mia cittร , Piazza Armerina. Candidati progressisti guidati dal PD. Bravi, che hanno fatto opposizione con competenza, che hanno studiato un sacco di carte e che sono stati capaci di mettere attorno ad un tavolo una squadra di persone altrettanto brave e perbene. Perchรฉ hanno perso entrambe le elezioni contro la destra? E’ una domanda tutto fuorchรฉ retorica, ma qualcosa mi dice che la ragione debba essere cercata nell’assenza di struttura. Un PD che ha supportato, a mio avviso, poco e male la campagna elettorale (non mandando neanche un nome grosso da Roma, mentre i 5 Stelle mandavano Fico), che si รจ riunito soltanto per le elezioni, sfaldandosi dopo e lasciando soli e senza supporto i loro consiglieri eletti. Il risultato รจ che la destra, che il territorio lo controlla molto e da molto tempo, vince con percentuali bulgare anche quando si presenta divisa. Sono andato a controllare i risultati delle ultime comunali, e insieme destra e centro-destra hanno preso il 57% dei voti al primo turno (32.3% la coalizione del sindaco riconfermato, 21.7 quella del suo contendente). 

Ora, so perfettamente quanto sia rischioso trarre conclusioni generali da situazioni locali e contingenti. E’ perรฒ anche vero che la Sicilia, l’Abruzzo e la Sardegna soffrono tutte e tre degli stessi problemi: un tessuto economico povero ed impoverito dalla sempre piรน grande concentrazione del capitale nelle regioni e cittร  del nord, la denatalitร  e l’invecchiamento della popolazione (con gli anziani che votano piรน a destra dei giovani), l’emigrazione, i tagli al welfare, l’assenza di investimenti, eccetera. Sono quindi portato a pensare che questi simili risultati elettorali siano in qualche modo causati dall’assenza del partito ancor prima che dalle preferenze dell’elettorato rispetto ai programmi. 

Che implicazioni ha tutto questo sul cosiddetto “Campo largo”? La prima รจ che se il PD e i 5 Stelle non decideranno di strutturarsi a livello locale continueranno a perdere e i loro leader verranno rimpiazzati da chi alle loro spalle sta giร  affilando i coltelli per prenderne il posto (ovvero, i “riformisti” dentro il PD e la componente di destra nei 5 Stelle). Il problema รจ che queste componenti vanno spesso a braccetto con i post-fascisti – sia in politica economica, che in politica interna ed estera – e tra la copia e l’originale gli elettori scelgono sempre l’originale. Questo significherebbe una cristallizzazione del consenso per la destra-destra in un momento in cui guadagnano terreno in tutta Europa, rischiando di aprire un ciclo politico ventennale (corsi e ricorsi storici). 

Si dirร , “eh, ma Schlein รจ arrivata da poco, non possiamo chiederle di cambiare un partito in un anno”. Vero, e lo stesso รจ valido per Conte. Radicare un partito sul territorio richiede un sacco di tempo e un sacco di risorse, sia in termini finanziari che umani. Ri-radicarlo, forse, ancora di piรน. Ma รจ anche vero che in un anno di segreteria da questo fronte si รจ visto poco se non niente. PD e 5 Stelle fino a qualche tempo fa avevano il problema di non essere di sinistra. Ora che hanno capito l’importanza dell’essere di sinistra, soprattutto in questo periodo storico, il problema diventa farlo capire agli elettori standogli vicino. Le elezioni in Sardegna ed Abruzzo ci insegnano che si vince solo cosรฌ.

ff

03/07/23

Ieri sera non riuscivo a prendere sonno, apro YouTube e il primo tra i video suggeriti era questo reperto archeologico pazzesco. Una tribuna elettorale della campagna per le elezioni politiche del 1996. 
Da un lato Berlusconi e gli uomini del suo “Polo”, tra cui i giovanissimi Tremonti, Fini e Casini. Lui carismatico, sul pezzo, con una mimica facciale potentissima. All’epoca ancora senza la chirurgia estetica che in seguito gli farร  perdere la mobilitร  dei muscoli del viso. Quella mimica facciale sfrontata ed ammaliante, mi sono detto, deve per forza essere stata uno dei segreti della sua longevitร  politica (a parte il monopolio di tv e giornali, e la proprietร  di un club di calcio molto vincente…), e forse non รจ un caso che la sua parabola discendente sia iniziata insieme alla progressiva paralisi della faccia. 

Dall’altro Prodi e il suo “Ulivo”, c’era anche D’Alema che oggi ha solo qualche capello bianco in piรน. Prodi calmo, rassicurante, bellissimi i suoi occhiali anni ’80. L’amico bravo, quello che ha studiato, che spesso riesce a rispondere a tono evidenziando le contraddizioni piรน macroscopiche del Berlusconi imprenditore/politico. Ma in definitiva un po’ grigio, senza pathos, e noioso da ascoltare. 

Conduce una giovanissima Lucia Annunziata, che riesce ad arbitrare questo combattimento tra galli con la cazzimma di una giornalista giร  esperta. 

I temi del dibattito, in grande sintesi. La giustizia, con la magistratura politicizzata e da s-politicizzare. Il conflitto d’interessi, che non esiste perchรฉ “col mio ingresso in politica le mie aziende ci hanno rimesso”. La Rai, troppo in mano, cito testualmente, “alle sinistre” e che quindi va riequilibrata. L’economia, e il debito pubblico troppo alto a causa della spesa pubblica improduttiva e di un welfare troppo assistenzialista. Soluzione, dare solo a chi ha veramente bisogno e il resto darlo alle aziende, vere creatrici di lavoro e uniche in grado di far diminuire la disoccupazione. La parte piรน interessante quella sulle privatizzazioni, con Prodi (uno di “sinistra”) che rivendica il successo della privatizzazione dell’IRI, la piรน grande azienda pubblica italiana, e Berlusconi (all’epoca profeta del liberalismo) che accusa Prodi di averlo dismesso facendo aumentare la disoccupazione. 

Questo video da solo mette in evidenza le radici di un’egemonia culturale, quella di Berlusconi e del berlusconismo, che รจ sopravvissuta alla sua parabola politica e anche alla sua morte e spiega anche il fallimento ideologico e leaderistico delle varie mutazioni della sinistra. Ma soprattutto ho pensato che se chiedessimo ad un’intelligenza artificiale di sostituire le facce di Berlusconi, Prodi e le comparse dietro di loro con quelle di Meloni e Schlein, nessuno se ne accorgerebbe perchรฉ nel dibattito politico di oggi si parla esattamente delle stesse cose e nello stesso modo. Insomma, sto video di ormai quasi 30 anni mostra chiaramente che non siamo mai veramente usciti dagli anni ’90, o, se ne siamo usciti, ne siamo usciti malissimo.

05/03/23

MAJORANA-CASCINO: UN APPELLO ALLA COMUNITร€ E AI GENITORI DEI RAGAZZI DI PIAZZA ARMERINA

Nell’ultima settimana Piazza Armerina รจ stata alla ribalta della cronaca politica nazionale. Degli agenti in borghese, su segnalazione, entrano al Majorana-Cascino durante un’assemblea d’istituto autorizzata dalla preside e identificano i rappresentanti d'istituto che discutevano in videoconferenza con l’associazione ‘Meglio Legale’. 
 Si puรฒ o no essere d’accordo sul tema dell’assemblea, รจ legittimo. Ognuno รจ libero di pensarla come vuole, ed รจ necessario garantire pari dignitร  a tutte le opinioni. Certo, l’associazione ‘Meglio Legale’ non รจ un branco di hippie rimasti fermi agli anni ‘70, anzi รจ un’associazione che mette assieme esperti che studiano gli effetti negativi delle politiche proibizioniste. Forniscono una prospettiva alternativa al ‘le droghe fanno tutte male allo stesso modo’ che รจ imposta da politica e media, soprattutto conservatori. E’ un dibattito vivo e presente in molte altre parti del mondo e che non crea ormai piรน scandalo. 

Dicevo, si puรฒ essere o no d’accordo sul tema ma il mio punto รจ un altro. A Piazza Armerina, come in tanti altri posti ai margini del mondo civilizzato, ci sono poche associazioni e lo spazio di parola per i giovani รจ quasi inesistente. La scuola, a cui vengono delegate tutte le responsabilitร  che genitori e politica non vogliono o riescono ad assumersi, diventa l’unico spazio in cui discutere. “Gli studenti sono fiaccole da accendere con spunti di riflessione morale e sociale, e non solo vasi da riempire con nozioni accademiche”, dice giustamente nel suo comunicato la Preside del Majorana-Cascino Lidia Di Gangi. Quando lo si รจ fatto, quando si รจ provato ad accendere questa fiaccola, lo Stato (rappresentato da quei poliziotti in borghese) รจ entrato a scuola e ha intimorito gli studenti. Cosรฌ magari la prossima volta ci pensano due volte prima di prendere iniziativa. 

Per questo motivo siamo finiti nelle prime pagine di tutti i giornali nazionali, e siamo stati argomento di discussione in televisione. Tutti hanno parlato di noi e in molti hanno preso posizione. In molti, ma non tutti. E’ passata quasi una settimana, ma nรฉ il Sindaco di Piazza Armerina nรฉ nessuno della sua amministrazione ha detto una parola su quello che รจ successo. Un mutismo che ha colpito la politica locale come il morbo nel libro Cecitร  di Saramago, e che appare sospetto soprattutto considerando lo stile comunicativo martellante cui la stessa amministrazione ha abituato la cittadinanza negli anni. Nel frattempo รจ arrivata la dichiarazione della Deputata dello stesso partito del sindaco (Fratelli d’Italia), il cui merito รจ contestabile su talmente tanti livelli che รจ anche superfluo discuterne. Viene il dubbio che i silenzi del sindaco e dell’amministrazione siano un assenso alle parole della parlamentare, che sarebbe grave visto il livello pessimo delle argomentazioni di quel comunicato. 

Il mutismo selettivo ha colpito perรฒ anche molti dei futuri candidati sindaco e molti altri politici di spicco con i relativi partiti, anche loro generalmente propensi a commentare qualsiasi fatto cittadino. Le uniche eccezioni sono i vertici cittadini, provinciali e nazionali del PD, che si sono schierati compatti in difesa del diritto di libera assemblea degli studenti. Riflettendo su questi silenzi sospetti, mi รจ subito venuta in mente la lettera della preside del Da Vinci di Firenze: “Il fascismo in Italia non รจ nato con le grandi adunate da migliaia di persone. รˆ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che รจ stata lasciata a sรฉ stessa da passanti indifferenti”. Ecco, oggi mi sembra di vedere nella gran parte della classe dirigente e politica cittadina quel passante che รจ rimasto indifferente ad un abuso di potere, girandosi dall’altro lato. Da sociologo, pensavo a come questa indifferenza venga nella maggior parte dei casi da uomini (nel senso di maschi) di mezza etร , mentre assistiamo ad una sempre piรน grande esposizione delle donne: i casi delle due presidi, Annalisa Savino del Da Vinci di Firenze e Lidia Di Gangi del Majorana-Cascino di Piazza Armerina, sono emblematici. Questo mi lascia dedurre che saranno soprattutto le donne a guidare la lotta in difesa dei diritti (sociali e civili) in Italia nel futuro, e ne sono contento. 

Come ho scritto sopra, negli anni i giovani a Piazza Armerina sono stati relegati ai margini della comunitร . Non solo, sono stati spesso criminalizzati e raccontati come scansafatiche che passano le loro giornate a sfasciare fermate del bus e campetti di calcetto. I fautori di questa narrazione sono spesso, manco a dirlo, uomini (nel senso di maschi) di mezza etร  col culo al caldo. Uomini che hanno vissuto in un’epoca in cui precarietร , emarginazione, declino demografico, crisi economica ed ambientale, erano molto meno rilevanti di quanto non lo siano adesso. Dall’alto delle loro posizioni di privilegio, l’รฉlite cittadina (a tutti gli effetti una gerontocrazia) fa sfoggio di tutto il suo paternalismo e sfoga le proprie pulsioni sui giovani, per qualche like in piรน. 

Le politiche giovanili a Piazza Armerina non esistono, sparite dal dibattito da almeno 10 anni. Ai ragazzi con meno di 18 anni non viene proposto niente (tanto non possono votare, mi verrebbe da dire), mentre quelli con piรน di 18 partono quasi tutti (e quindi non possono votare neanche loro). Ho scritto qualche settimana fa che la provincia di Enna รจ quella con il tasso piรน alto di emigrazione all’estero, senza considerare chi emigra in altre parti d’Italia. Ai pochi giovani che restano gli si offre qualche mancia elettorale per tenerseli buoni, o li si continua ad ignorare. Chiedendo poi il voto ai loro genitori. 

Questo testo รจ soprattutto un appello alla comunitร  e ai genitori dei ragazzi di Piazza Armerina. Ricordatevi sempre, e non solo quando andrete a votare, di chi ignora i giovani, di chi li criminalizza e di chi tace quando su di loro vengono compiuti abusi. Di chi, per usare le parole della preside del Da Vinci di Firenze, resta indifferente perchรฉ gli conviene. Ricordatevene sempre.

ff

11/02/23


Ieri a Piazza Armerina si รจ iniziato a parlare di elezioni. Curiosamente, oggi escono queste statistiche de Il Sole 24 Ore con dati ISTAT e Ministero dell'Interno: la provincia di Enna รจ quella con piรน giovani sotto i 30 anni iscritti all'anagrafe degli italiani all'estero (in relazione al numero di abitanti). 
Nei prossimi mesi si parlerร  di verde pubblico, di strade, di acqua e immondizia, di turismo e navi da crociera. I nostri candidati ci spiegheranno le loro strategie per gestire l'ordinario, dipingendocelo come straordinario. E come tutte le elezioni prima di questa si parlerร  di emigrazione poco e in maniera astratta, come una variabile tra molte altre piรน importanti. 

Ma i numeri non mentono, ed i dati qui sotto dicono chiaramente che il vero problema di questo territorio decaduto รจ che i giovani se ne vanno quasi tutti. E questi sono solo i dati relativi agli iscritti AIRE, e che quindi non includono chi va via ma resta in Italia. Personalmente, a Piazza Armerina non conosco una famiglia che non abbia almeno uno dei propri figli fuori. Questo รจ un costo economico enorme per il presente (forza lavoro piรน o meno qualificata che va via e che difficilmente tornerร ), e un costo per la tenuta sociale del territorio nel futuro: chi ci aiuterร  quando decideremo di fare dei figli? E chi aiuterร  i nostri genitori quando (il piรน tardi possibile) non saranno piรน autosufficienti? 

A queste domande i nostri aspiranti sindaco dovrebbero rispondere. Ma difficilmente risponderanno, perchรฉ non hanno le capacitร  politiche e cognitive per capire la gravitร  del problema. E Piazza Armerina, e la provincia di Enna, e questo territorio devastato da una guerra che non si vede continuerร  ad affondare sempre di piรน.

ff

26/09/22

Due cose due su questi risultati

Il M5S รจ l’unico partito a vocazione popolare dell’arco parlamentare. Hanno fatto una campagna elettorale seria, comunicata bene e proposto un’agenda di sinistra: dal salario minimo legale, alla riduzione del tempo di lavoro, alle disuguaglianze di genere fino alla questione ambientale. Durante l’ultima legislatura hanno aumentato per la prima volta dopo (almeno) 30 anni la protezione sociale con il Reddito di Cittadinanza e il Decreto dignitร , e gestito in modo umano la pandemia. Per questo il successo al sud, ormai totalmente desertificato e senza prospettive, รจ da leggere come voto di classe. Chi parla di voto di scambio o รจ in malafede o, piรน semplicemente, non capisce niente di politica (o tutt’e due). 

Letta รจ un brav’uomo, un bravo professore universitario ma un pessimo politico. Ce n’eravamo accorti dieci anni fa quando era presidente del consiglio, e ne abbiamo avuto conferma nell’ultimo anno e mezzo. La strategia di cementificare la base elettorale composta dalla “borghesia riflessiva” (termine trovato su Twitter e che mi piace molto) dei centri cittร  invece di andare a cercare i voti degli indecisi รจ stata un fallimento. Cosรฌ come รจ stato un fallimento sposare il progetto di “Agenda Draghi”, che era, ed รจ, il tentativo delle classi dominanti (e del nord) di accaparrarsi i soldi del PNRR. Questo ha contribuito all’allontanamento dei 5 Stelle, vanificando gli sforzi fatti durante il Conte II, e dunque alla vittoria della destra postfascista di cui Letta e la sua classe dirigente sono i soli responsabili. Ha perso su tutta la linea e si dimetterร  presto (spero); sarebbe bello fosse sostituito da Schlein, ma piรน probabilmente arriverร  uno tipo Bonaccini e il PD farร  la fine dei socialisti in Francia. 

Detto questo, i fascisti hanno vinto e a noi toccherร  combatterli come nel secolo scorso, dal basso, con tutti i mezzi a nostra disposizione. A partire dalle idee.

ff

06/01/22

Piazza Armerina non appare nella lista dei comuni beneficiari dei fondi stanziati dal Ministero dell’Interno per interventi di rigenerazione urbana previsti dal PNRR. 
A segnalarlo il consigliere d’opposizione Mauro Di Carlo. Nella vicina Enna, secondo i calcoli dello stesso consigliere, arriveranno quasi 20milioni. Il giorno dopo la diffusione della notizia, con toni trionfalistici, l’Amministrazione Comunale comunica l’arrivo di 3milioni di Euro dalla Regione - guidata dal leader dello stesso partito del Sindaco - per il rifacimento di un’ex cartiera (bene). 

Nello stesso video, viene spiegato che il mancato accesso ai fondi del PNRR รจ dovuto alla precaria situazione economica dell’Ente, che per questo non puรฒ accedere al denaro. Nel giro di qualche ora, lo stesso consigliere d’opposizione dimostra, contraddicendo il Governo della cittร , che altri 10 comuni in dissesto, in Sicilia, sono risultati beneficiari. 

Questa รจ la notizia piรน calda di questi primi giorni del 2022, pandemia a parte. 

Piazza Armerina versa in uno stato di involuzione ormai da quasi un decennio. รˆ una condizione lampante da notare per chi come me torna in cittร  due volte all’anno. Ad ogni ritorno, ai problemi giร  esistenti se ne aggiungono sempre di nuovi senza che i vecchi siano risolti. La mancanza di soldi, la denatalitร , lo sfaldamento del tessuto sociale ed economico, l'emigrazione, sono l’effetto di almeno dieci anni di scelte politiche miopi. Scelte dettate da una evidente incapacitร  amministrativa, gestionale e politica che ha accomunato i nostri rappresentanti, a quasi tutti i livelli, nell’ultimo decennio. 

Il paragone con Troina รจ deprimente. Piazza e Troina sono due comunitร  con condizioni di partenza simili: una รจ stata amministrata bene negli anni e adesso raccoglie i frutti della propria rinascita, l’altra รจ stata relegata alla marginalitร . 

Senza dilungarmi troppo. Io non lo so chi abbia ragione tra il consigliere Di Carlo e l’Amministrazione, o se la situazione sia in realtร  piรน complessa di come sia stata raccontata dalle due parti. Non ho il tempo per studiarmi le carte, e probabilmente neanche le competenze. 

Quello che pare chiaro รจ che ci siano dei comuni in dissesto che hanno avuto accesso a quei soldi, e che quindi la spiegazione del sindaco sia, almeno in parte, inesatta. In ogni caso, da qualche giorno una fetta consistente della popolazione di Piazza Armerina vive col dubbio che non sia stato fatto tutto il possibile per arrivare a riceverli, quei soldi. Creando un gravissimo precedente, se consideriamo che col PNRR soldi possono arrivarne un bel po'. Con tutte le conseguenze che questo ha e avrร  sull’economia del territorio, sui giovani, sulle donne. 

L’Amministrazione ha per questo il dovere morale e politico di dare spiegazioni alla cittadinanza e non tramite un video senza contraddittorio sui social. Le aule istituzionali servono a questo, del resto. Se le accuse dell’opposizione fossero confermate, e se Piazza Armerina fosse un posto normale, l’Amministrazione dovrebbe dimettersi en masse il minuto dopo. 

ff

10/12/21

Il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, sullo sciopero generale proclamato da CGIL e UIL il 16 dicembre dice che "Un sindacato che si permette di far perdere un solo giorno di scuola ai nostri figli, in un paese che di giorni di scuola ne ha persi fin troppi durante la pandemia, merita di essere considerato per ciรฒ che รจ: impresentabile sul presente, indifferente sul futuro". 
Mi รจ venuta in mente questa scena dei Simpson e ho riso per quanto simili siano l'affermazione del direttore e l'atteggiamento della moglie del reverendo Lovejoy. Fintamente melodrammatici e buonisti entrambi. Ma in realtร  profondamente reazionari. 

Se c'รจ una cosa su cui tutta la letteratura scientifica converge รจ sul ruolo che i sindacati hanno giocato nell'aumentare la protezione del lavoro e dei lavoratori. Paesi con sindacati storicamente piรน forti sono anche quelli con un welfare state piรน universale e generoso. I sindacati, e il conflitto sociale e distributivo che essi hanno il ruolo di istituzionalizzare, sono essenziali per il buon funzionamento di ogni democrazia. 

Per questo, tutti e tutte dovremmo aderire allo sciopero generale il 16 dicembre. Per chiedere che i soldi del PNRR non finiscano, come pare stia invece accadendo, tutti nelle tasche dei privati e a vantaggio delle classi medio/alte che sono molto rappresentate nell'attuale Parlamento (e nella maggioranza che sostiene il Governo) ma sono minoranza nella societร .

06/10/21

Il blog compie 10 anni ๐ŸŽ‚

Uno spazio che in questi anni ha ospitato un sacco di cose tanto diverse tra loro. Che mi ha visto ventenne incazzato, venticinquenne sognatore e trentenne po’ piรน realista. Che mi aiutato a coltivare il dubbio ogni volta che mi trovavo a scriverci qualcosa sopra. Che mi permette di tener traccia del percorso, dei fatti, delle cose importanti. Uno spazio libero, che spesso non ho onorato abbastanza ma che รจ sempre stato lรฌ. A disposizione di me che scrivevo, e di voi che leggevate. Sono contento.

30/09/21

Tre cose su Mimmo Lucano

Il tribunale di Locri ha condannato Mimmo Lucano a 13 anni per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Questa รจ la notizia del giorno, sconvolgente nella sua violenta abnormitร . 

Per capirci, un fascista qualche anno fa รจ andato in giro per la sua cittร  sparando a dei migranti e di anni ne ha presi 12 (col rito abbreviato). Mentre un ex presidente della regione e il braccio destro dell'uomo politico piรน importante degli ultimi 30 anni ne hanno presi 14 in due per aver favoreggiato Cosa Nostra. 

Molti insegnamenti possono essere tratti da questa sentenza. 

 Il primo รจ che il potere, pur di conservarsi, รจ disposto a stritolare senza pietร  chi lo mette in pericolo. A tal proposito รจ bene ricordare la vicenda del giornalista antimafia Pino Maniaci, che con le sue inchieste si รจ messo contro degli uomini potenti i quali hanno ovviamente cercato di fargliela pagare con tutti i mezzi a loro disposizione (รจ pure uscita una serie su Netflix di recente, guardatela).
Il secondo insegnamento, conseguenza del primo, รจ che le persone perbene possono andare in galera anche ingiustamente. E qui gli esempi, da Gramsci a Mandela, sono davvero troppi per essere elencati in un post. E se da un lato la nostra coscienza grida di dolore per ingiustizie cosรฌ lampanti, รจ anche vero che le idee degli uomini giusti sono spesso piรน forti del cemento armato e del filo spinato con cui sono costruite le prigioni. Le idee degli uomini giusti evadono il confino, sempre, fino a diventare senso comune. E di nuovo questo รจ la storia ad insegnarcelo. 

Infine, con una nota di sarcasmo, verrebbe da dire che semmai vi venisse in mente di aiutare qualcuno in difficoltร , sia esso un migrante o il vostro vicino di casa, converrebbe non farlo. Piuttosto sparargli contro o fare un voto di fedeltร  alla mafia. Ce la si caverebbe con pene inferiori. Potere dell'ingiustizia a norma di legge.

ff

25/08/21


 

Negli ultimi mesi ho notato un aumento significativo di questo tipo di dichiarazioni su giornali e tv: "imprenditore X non trova lavoratori per colpa del reddito di cittadinanza", o ancora "politico Y del partito Z (di destra) dichiara che il reddito di cittadinanza disabitua al lavoro". 
L'obiettivo di articoli come questo รจ subdolamente politico: far diminuire l'approvazione che il reddito di cittadinanza ha tra la popolazione per poterlo cancellare e/o ridurre senza che la gente scenda in strada coi forconi. E lo fanno cercando pazientemente di convincerci che, citando il re delle granite qui sotto, lavorare 13 ore al giorno per 800€ al mese sia giusto. Che anzi dovremmo ringraziarli per l'opportunitร  che ci danno. 

E' chiaro che sia in corso un attacco frontale ai lavoratori da parte della classe imprenditoriale piรน scarsa, meno innovativa e piรน ignorante del mondo. Una classe imprenditoriale che viene costantemente difesa e rilanciata dai giornali, grandi e piccoli, e da politici che pontificano all'unisono contro la lotta alla povertร  dal palco di manifestazioni di cattolici col portafoglio pieno. 

Le occasioni di arricchimento perse durante i vari lockdown li hanno fatti sentire legittimati a fregarsene della dignitร  dei lavoratori, della loro sicurezza, delle garanzie. E siccome sono potenti e hanno amici nei posti giusti, possono permettersi di frantumarci quotidianamente i cabassisi con veritร  di comodo, smentite, tra l'altro, da 35 anni di letteratura scientifica. Menomale che dovevamo uscirne migliori...

01/07/21

Trenta

Trenta esce oggi (ed. Nulla Die) dopo una gestazione durata sei anni e proprio per questo ci sono dentro molte cose. Ci sono dentro storie di introspezioni taglienti, luoghi, odori, corpi, contraddizioni. Estratti di vita di un giovane di provincia come tanti. 
Da oggi, queste storie appartengono a chi vorrร  leggerle. 

Il libro lo trovate in tutte le principali librerie, sul sito internet di Nulla die e negli store online (ibs, mondadori, amazon ecc.) al prezzo di 11€. Per chi vorrร .



02/05/21

«Se Fedez userร  a fini personali il concerto del 1° maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrร  impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento.» 

Chi pensa che quello di Lega e Fratelli d'Italia non sia fascismo, solo perchรฉ del fascismo storico non ne hanno adottato i simboli, rilegga questo comunicato del Carroccio. 
Il fascismo รจ tutto qui: sfruttare la propria posizione di forza per mettere a tacere - o gettare discredito su - le voci in dissenso. Usare minaccia e ricatto quando i fatti ti schiacciano le spalle al muro. 
E' da 100 anni che รจ cosรฌ e non c'รจ da meravigliarsi. Cambiano gli interpreti, cambiano i simboli e un po' la retorica, ma la solfa รจ sempre quella. Da sempre cani da guardia del potere costituito, rivoluzionari della conservazione. Finchรฉ la misura รจ colma.

15/03/21

Dalla parte delle persone


Ho ascoltato per intero il discorso che Enrico Letta ha fatto ieri all'assemblea nazionale del PD, condividendo alcuni dei punti da lui sollevati. La necessitร  di un sistema fiscale piรน progressivo, l'estensione del diritto di voto ai sedicenni e dei diritti di cittadinanza ai nati sul suolo italiano. E ancora, il dialogo con Conte e i 5 Stelle per il 2023, il bisogno di ridare credibilitร  ai corpi intermedi. Non ne ho condiviso altri, come l'enfasi su crescita e competitivitร . Concetti antichi secondo me, ereditร  di una fase storica ormai chiusa almeno nel comune sentire, nonostante i rigurgiti reazionari degli ultimi mesi ce li stiano riproponendo ancora, sotto le spoglie dei tecnici. 

Ma - al di lร  di ciรฒ che si possa o no condividere delle parole di un professore mosso dalle migliori intenzioni ma con una storia non certo di sinistra - la mia attenzione รจ stata catturata dal pulpito che ha ospitato per piรน di un'ora il suo discorso. Ed in particolare il motto raffigurato accanto al logo del partito del quale รจ stato appena eletto segretario. "Dalla parte delle persone". Non credo esista frase migliore per rendere manifesta la crisi d'identitร  in cui versa il PD. Una frase vaga, volutamente, e per quanto mi riguarda priva di significato: non significa dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori (come dovrebbe teoricamente essere il partito erede del fu PCI), non significa dalla parte delle donne, delle minoranze, dei pensionati, dei ricercatori, degli sfruttati. Ma non significa neanche dalla parte degli imprenditori, nรฉ del grande capitale, nรฉ dei cattolici, nรฉ dei borghesi dei Parioli. Non significa niente. 

"Dalla parte delle persone" รจ un contenitore vuoto che si riempie e si riempirร  secondo le necessitร  contingenti di questa o quella fazione, di questo o quel segretario. Il PD "dalla parte delle persone" non significherร  mai niente fin quando non deciderร  dalla parte di QUALI persone stare. Quali interessi, generali o particolari che siano, difendere. 

E infatti l'augurio piรน grande che si possa fare al professor Letta adesso รจ quello di spiegare e spiegarci una volta per tutte dalla parte di quali persone il PD deciderร  di stare. Ne ha bisogno il partito, senza una linea da ormai troppo tempo, ma ne hanno bisogno soprattutto gli elettori. In modo da fugare qualsiasi dubbio da subito e in prospettiva.

26/10/20

Un reddito per tutti fino alla fine della crisi sanitaria. Universalmente garantito e finanziato dalla tassazione generale attraverso imposte altamente progressive su ricchezza e rendite - ed eventualmente anche a debito. Estensione del blocco ai licenziamenti, aiuti per pagare gli affitti e per coprire le spese di prima necessitร  (gas, luce, ecc.), maggiori controlli per la sicurezza sul posto di lavoro per chi non puรฒ lavorare da casa e multe salate per i datori di lavoro che non rispettano gli standard. La pace sociale, che oggi vacilla un DPCM dopo l'altro, si costruisce con la solidarietร , l'universalismo e il controllo sulla discrezionalitร  dei padroni. Non capire questo significa fare politica "for the few, not for the many". Ancora, ancora e ancora.

31/05/20

Per George Floyd e per tutti gli ultimi del mondo

Vi prego di aprire questa pagina e guardare tutti i video. Rendetevi conto della violenza, dell’abuso di potere, dello squadrismo. Guardate una giovane coppia di afroamericani nella loro auto essere scaraventata a terra e colpita col taser. Guardate un altro giovane afroamericano disarmato essere picchiato selvaggiamente da un poliziotto mentre gli altri lo coprono con le loro armi e i loro scudi. Guardate un anziano indifeso e col bastone essere spinto a terra da un poliziotto in assetto antisommossa. Guardate l’espressione di quell’anziano signore mentre, ancora a terra, viene circondato dai poliziotti.

In questi giorni siamo spettatori di uno spettacolo indecente. Un sistema sull’orlo del collasso che cerca di proteggere se stesso. Che cerca di legittimarsi usando la forza. Un sistema che funziona solo grazie allo sfruttamento e l’abuso sui piรน deboli. Che annulla i loro diritti, che reprime il dissenso, che mette a tacere le opinioni critiche. Questa รจ l’America. Questo รจ il sogno americano con cui ci siamo riempiti la bocca per un secolo. Non le start-up o la Silicon Valley. Non la terra delle opportunitร . Questo. La piรน grande e florida democrazia del mondo accetta, legittima e anzi promuove la violenza delle classi dominanti su quelle subalterne. E’ un fatto incontrovertibile, invisibile solo a chi non ha la voglia di vedere.

Quanto sta accadendo in America dal giorno successivo all’assassinio di George Floyd รจ la prova definitiva che il capitalismo e le classi dominanti hanno bisogno di questa violenza quotidiana per esistere. Che i feticci della libertร , del mercato, della societร  globale sono solo narrazioni create per giustificare l’unica vera legge universale: vince il piรน forte.

Negli ultimi cinquant’anni il nostro sistema economico รจ entrato in crisi al ritmo di una volta ogni dieci anni. Mietendo ogni volta un numero maggiore di vittime, sacrificate sull’altare della competizione. Il Covid, la bomba sociale che si รจ abbattuta su questo sistema giร  in cancrena, renderร  evidenti tutte queste contraddizioni. E, forse, discorsi nuovi, piรน inclusivi e solidali inizieranno ad entrare nel dibattito. Il capitalismo prima o poi morirร , e con lui la sua scia di torti ed abusi, questo รจ certo. Sta a noi trovare la forza e la fantasia per immaginare un sistema migliore prima che sia troppo tardi.

17/04/20

Filiberto Filetti: Cos'รจ l'indice R0 e perchรฉ รจ cosรฌ importante per capire quando potremo sbloccare l'Italia?

L'indice R0 rappresenta il numero medio di infezioni prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile cioรจ mai venuta a contatto con il nuovo patogeno. Questo parametro misura la potenziale trasmissibilitร  di una malattia infettiva. R0 รจ influenzato da tre caratteristiche:
  • - La prima รจ una caratteristica intrinseca di ogni nuovo patogeno cioรจ la sua virulenza, ovvero quanto รจ in grado di “attaccarsi” ad un nuovo ospite ad esempio se riesce a diffondersi per via sessuale, o tramite sangue e quanto รจ efficiente in questa diffusione. Per SARS-COV2 sono sufficienti le goccioline si saliva per diffondersi e dare malattia dunque un solo colpo di tosse รจ potenzialmente in grado di contagiare decine di persone.
  • - La seconda รจ relativa alla permanenza del virus nel corpo di un infetto. Se il paziente รจ contagioso per molti giorni รจ maggiore la probabilitร  che infetti piรน persone. Per SARS-COV2 si resta “infettanti” (passatemi il termine) mediamente per 33 giorni.
  • - La terza caratteristica che influenza R0 รจ il numero di contatti che ha un infetto. Se un positivo SARS-COV2 lavora come infermiere o lavora in discoteca ha piรน probabilitร  di infettare qualcuno rispetto ad un guardiano del faro.
Se R0=1 significa che un contagiato ne contagia soltanto un altro (1X1). L' R0 di SARS-COV2 รจ stimato tra 1,4 e 3,8 nelle aree piรน colpite in questa prima fase di diffusione.

La cancelliera tedesca Merkel (con tutti i suoi difetti e la sua poca simpatia), in una conferenza stampa ha ammesso che“Se in Germania ci fosse un R0=1 i posti di terapia intensiva sarebbero prevedibilmente pieni entro il prossimo ottobre. Se il rapporto aumentasse del venti per cento (R=1,2) quei letti sarebbero tutti occupati entro il prossimo luglio. Se il rapporto dovesse aumentare ancora di piรน (R=1,3), la disponibilitร  si esaurirebbe invece giร  a giugno”.
Vi ricordo che la Germania ha 4 volte i nostri posti letto in terapia intensiva. 

Cosa succederebbe dunque se si riaprisse tutto subito, come vorrebbero alcuni governatori o alcuni cittadini? Succederebbe che l'indice R0 schizzerebbe alle stelle e tutto ricomincerebbe come prima e peggio di prima con la gente che muore in corsia per mancanza di respiratori. Se invece il valore di R0 fosse inferiore ad 1 significherebbe che l’epidemia potrebbe essere contenuta.

Quando vi farete i calcoli ricordatevi che la matematica si beffa sempre dei presuntuosi.

Filiberto Filetti

12/04/20

12 aprile: due storie di primavera, buio e rinascita



12 aprile 2008 - 12 aprile 2020. 12 anni esatti. Anni bisestili entrambi e quindi funesti, come credenza vuole. Anni che possono lasciare cicatrici indelebili, e che spesso, per non rischiare di smentire la loro nefasta fama, lo fanno. Guardo il mio viso allo specchio e le vedo. Cicatrici ormai sbiadite dal tempo mi ricordano dolori assopiti. Sono lรฌ per ricordarmi l’aleatorietร , la contingenza, la fortuna. Come la palla da tennis in quel film, “che colpisce il nastro e per un attimo puรฒ andare oltre o tornare indietro”. Guardo ancora quelle cicatrici e le paragono alle ferite che vedo oggi sulla pelle di tutti, piaghe ancora aperte per colpa di un virus che ci tiene, da lunghissime settimane, in uno stato d’ibernazione forzata tra quattro mura.

Avevo poco meno di diciassette anni, il 12 aprile di 12 anni fa. Per quanto perennemente inquieto ed allergico alle regole, riguardandomi con gli occhi del me stesso di oggi mi rendo conto di non essere mai stato un adolescente tormentato. Vivevo la mia vita di quel poco che una piccola cittadina dell’entroterra riusciva ad offrire e ne ero tutto sommato felice. Mi bastava. Gli amici, la pallavolo, il calcio, il motorino, gli amori tanto dolorosi quanto brevi, le canzoni, le prime sigarette fumate di nascosto dai miei. Tutto procedeva in un flusso di esperienze del quale non ero assolutamente padrone. Ma non ne ero infastidito, da quella totale assenza di controllo. Un po’ perchรฉ la presunzione di un adolescente con un ego ipertrofico mi faceva credere che il controllo delle cose lo avessi io, un po’ perchรฉ, alla fine, pur con qualche graffio, dagli inciampi dell’adolescenza ne ero sempre uscito vincitore.
Il 12 aprile sono nati un sacco di miei amici e di mie amiche*. E’ come se i loro genitori avessero deciso di concerto di forzare il ricambio generazionale a Piazza Armerina. Ricordo che il 12 aprile del 2008 ero invitato ad almeno tre feste di compleanno diverse. A quelle feste di compleanno non sono mai potuto andare.

12 aprile 2020. Siamo nel bel mezzo della piรน grande crisi sanitaria dell’ultimo secolo. Secondo le stime, piรน di metร  della popolazione mondiale – circa 4 miliardi di persone – รจ confinata tra le proprie mura domestiche. Da piรน di un mese ci viene ripetuto di restare a casa per limitare il diffondersi di un virus che puรฒ causare complicazioni polmonari. Dopo decenni di tagli, i nostri sistemi sanitari non sono attrezzati per far fronte ad una epidemia di massa e se non stessimo a casa rischieremmo di far collassare i nostri ospedali sotto la quantitร  di persone da curare.
Mentre scrivo sono nella stanza di un appartamento della periferia di Parigi e un sole primaverile rimbalza sulle lenzuola colorate del mio letto, illuminando le mura bianche di rosso e arancio. A Parigi il sole splende quasi ininterrottamente da quando รจ iniziata questa reclusione forzata. Abituato al grigio plumbeo che caratterizza il cielo di questa cittร  per gran parte dell’anno, mi sorprendo e mi beo dell’eccezionalitร  della cosa. Tepore, luce e colori riscaldano le mura fredde di un appartamento di tre jeunes adultes che il caso ha voluto trovarsi nello stesso posto allo stesso momento per condividere questa esperienza. I raggi del sole placano almeno in parte la frustrazione del far finta che tutto vada bene, mentre fuori il mondo crolla sotto il peso delle proprie contraddizioni. Per ammazzare il tempo, e per sana solidarietร , ci siamo riscoperti psicologi, ci siamo riscoperti motivatori, esperti di yoga, cuochi. Abbiamo passato ore in videochiamata con gli amici di una vita, tutti sparsi come siamo ai quattro capi d’Europa, per mutualizzare il confino, per farci compagnia. Abbiamo riscoperto il piacere dei dieci minuti di cammino che separano casa nostra dal supermercato piรน vicino. Scendere in cortile per buttare l’immondizia o andare al tabacchi per comprare le sigarette ci sembrano ormai gesti eccitanti perchรฉ proibiti. In mezzo, persone distanti almeno un metro, mascherine chirurgiche, guanti monouso. Le strade vuote e profondo silenzio. Questa visione mi ricorda tanto le domeniche mattina di agosto nelle grandi cittร . Giorni tranquilli ed assopiti, in attesa del ritorno del caos e della frenesia.

12 aprile del 2008. Per me, una data che traccia una linea profonda sul terreno tra il “prima” e il “dopo” quel giorno. Una sorta di bivio. Sono passati 12 anni. E oggi come allora febbraio aveva un giorno in piรน. Cado (probabilmente) da un primo piano di un palazzo abbandonato in uno dei boschi che circondano la cittร  in cui sono nato e cresciuto. I miei amici mi ritrovano a terra, stordito, pieno di sangue. Cosa sia successo non lo so, un trauma cranico mi ha asportato – selettivamente e d’imperio – la memoria. Il primo ricordo che ho risale a 24 ore dopo il fatto, ero in una camera d’ospedale. C’erano i miei, mio fratello, la sua compagna. Me li sono ritrovati tutti attorno al mio capezzale. Le loro espressioni appena dopo essermi svegliato resteranno per sempre scolpite nella mia memoria. Ricordo anche la prima frase che pronunciai: “non tutti i mali vengono per nuocere”. Lo dissi a mia madre. Il motivo per cui pronunciai quella frase lo custodisco gelosamente, e, come me, spero anche le persone presenti in quel momento. A causa dell’incoscienza del me stesso adolescente fui costretto a passare tre settimane in ospedale ed altre due a casa, dopo essere stato dimesso.

Mi sono trovato, come ogni anno nei giorni precedenti al 12 aprile, a ricordare quelle settimane di stasi passate tra le mura dell’ospedale e di casa. Penso agli alberi che guardavo fuori dalla finestra e ricordo di come fossero spogli al mio arrivo in ospedale, e di come invece il verde delle loro foglie splendesse rigoglioso quando sono stato dimesso. Ricordo l’odore di fiori e pollini che mi investiva quando aprivo la finestra per far cambiare l’aria.
Sono sempre strani, per me, i giorni che precedono il 12 aprile. Divento piรน taciturno, piรน cupo, pensieroso. Ripercorro nella mia testa i passi che mi hanno portato a quel bivio, la strada dissestata che separa la statale e l’edificio in quel bosco di pini ed eucalipti. Ci sono tornato solo una volta dopo quel giorno, ma la strada la ricordo cosรฌ bene che รจ come se fosse la strada di casa mia.

Pensare a quel periodo alla luce del confinamento che stiamo vivendo oggi รจ il motivo per cui ho iniziato a scrivere questa ‘cosa’. In queste settimane mi sono ritrovato spesso affacciato alla finestra di casa mia, e come allora ho assistito all’arrivo della primavera da dietro un vetro. Ho visto le giornate allungarsi, gli alberi riempirsi di foglie, ho sentito l’odore dei fiori inondare le stanze dell’appartamento. Sono stato spettatore dell’alternarsi delle stagioni. E mentre il mio cervello veniva bombardato dalle notizie sulla tragedia sanitaria che stiamo vivendo, mentre il mio cellulare esplodeva di notifiche e chiamate di familiari e amici, pensavo a quanto simili siano questo periodo e quello di 12 anni fa. Anni bisesti entrambi, in cui sono ritrovato imprigionato tra quattro mura. Pensavo a quanto curiosa sia questa coincidenza. 12 anni, 12 aprile. Un evento drammatico che prima riguardava solo me e la mia intimitร , adesso riguarda tutti. Uscire, sorridere, abbracciarsi. Ricercare atavicamente il contatto fisico delle persone a noi vicine. Bisogni essenziali, che in tempi normali ci appaiono cosรฌ naturali da farli essere quasi scontati. Quella prigionia, cosรฌ come questa, mi ricorda (e ci ricorda) quanto niente di questo bisogno ancestrale sia meritorio di relativizzazione. Mi ricorda, e ci ricorda, l’essenza dell’essere umano in quanto animale sociale, che forma la propria individualitร  e coscienza grazie al continuo rapporto con l’altro.

Il 12 aprile รจ per me una di quelle date che hanno scavato una linea profonda sul terreno. Il 12 aprile di 12 anni fa per me ha significato caduta, sofferenza, disagio. Ma anche, e soprattutto, rinascita. Alla fine di quel periodo, quell’adolescente inquieto ed allergico alle regole era diventato un po’ piรน cosciente di sรฉ. Cosciente dell’aleatorietร , della contingenza, della fortuna. La palla da tennis aveva toccato il nastro ed era andata oltre. E io sapevo che sarebbe potuta restare nel mio, di campo. Lo sapevo e ne ero grato. Guardo di nuovo a quel 12 aprile di 12 anni fa, e lo paragono a questo 12 aprile. E’ Pasqua e siamo tutti forzati a stare a casa, lontani dai nostri amici piรน cari, lontani dalle nostre famiglie. Siamo isole che aspettano di ricongiungersi alla terraferma senza sapere quando questo avverrร . Esattamente come lo ero io 12 anni fa. E finendo di scrivere queste righe mi sono reso conto di quanto sia la primavera che la Pasqua siano entrambe metafore di rinascita. Laico e confessionale che si fondono in questo 12 aprile di sofferenza e disagio. Che anticipano ineluttabilmente il ritorno alla vita sia del mondo vegetale, con le foglie verdi e l’odore dei fiori, che di quella umana, con la presa di coscienza di ciรฒ che sarร  stato questo periodo quando passerร  e la volontร  di ricostruire i legami, l’empatia e la fiducia nel prossimo che un virus ha rischiato di recidere definitivamente. Laico e confessionale che si fondono per manifestare, tanto ad un adolescente nella sua irrilevante esistenza, quanto ad una parte consistente della popolazione mondiale forzata a casa 12 anni dopo, che al buio segue sempre un risveglio.
Che questa banale consapevolezza possa essere utile ad esorcizzare il prosieguo di una quarantena vissuta da isole, nell’attesa che lo stesso tepore che ha cullato alberi e fiori ci riscaldi quando anche noi potremo di nuovo stringerci senza paura.

Federico Filetti


*Colgo l'occasione per fare a tutti e a tutte i miei piรน sinceri auguri di buon compleanno.

31/01/20

Il problema non รจ il coronavirus che ci contagiano i turisti cinesi o la scabbia che rischiamo di prendere grazie a quei morti di fame che vengono dall'Africa. La veritร  รจ tutto ciรฒ che รจ diverso da noi stessi ci sta immensamente sul cazzo. La veritร  รจ che, dell'altro, abbiamo essenzialmente paura. Ci infastidisce, ci irrita. L'io e l'altro sono due unitร  non solo inconciliabili ma anche respingenti. Io non sono il cinese malato. Io non sono il nero morto di fame. Io non sono il posto in cui abito, le persone che mi circondano, il vicino di casa che sento scopare alle due di notte, il collega invidioso, il clochard che mi chiede l'elemosina fuori dalla chiesa. Io sono io. Disgiunto e slegato da tutto il resto.

E grazie al coronavirus adesso abbiamo una scusa in piรน per mentire a noi stessi e continuare a raccontarci la favola del lupo cattivo che viene da fuori privandoci della nostra pace esistenziale. Abbiamo un'occasione ghiotta per rinforzare in noi stessi l'idea che "vedi? te l'avevo detto che sti stranieri portano solo guai!". Perchรฉ poi alla fine รจ solo una questione di quanto riesci ad essere onesto con te stesso guardandoti allo specchio. E ci vuole grande onestร  intellettuale ad ammettere a se stessi, la mattina lavandosi i denti, che forse ci siamo tutti incattiviti. Che siamo arrabbiati, insofferenti, frustrati. Che siamo soli. Atomizzati, e in quanto atomi siamo instabili, pronti ad esplodere liberando istantaneamente megatoni di energia negativa in un fungo di incandescente disumanitร .

Io non lo vedo bene sto futuro. Sta narrazione positivista, sto feticcio del progresso sociale ed umano mi sembrano tutte delle gran cazzate. Mi sembra che la cattiveria che vedo attorno a me ogni giorno, dalla quale cerco con tutte le mie forze di immunizzarmi e che colpisce indistintamente tutti gli strati della popolazione, sia qualcosa di antico. Una condizione che contraddistingue l'essere umano sin dall'alba della Storia. Innata, genetica. Che quindi la strada รจ giร  tracciata, che siamo diretti verso un muro come lo siamo stati un'infinitร  di volte sin da quando abbiamo messo piede su questo pianeta.

Rileggo le parole che ho scritto e mi rendo conto di quanto determinismo trasudino. Insopportabili. E allora penso che forse cambiare binari alla Storia รจ possibile. Che bisogna solo rimboccarsi le maniche, iniziare a muoversi, che non รจ tutto perduto, che alla fine anche esseri imperfetti come noi possono imparare dagli errori propri e degli altri. Non lo so. Vorrei che fosse possibile, vorrei credere nelle potenzialitร  salvifiche dello stare tutti assieme in pace. E, soprattutto, vorrei non farla essere una veritร  di comodo che mi costruisco la mattina lavandomi i denti, solo per salvarmi dal pessimismo cosmico che sento soffiarmi dietro l'orecchio.
Vorrei degli esempi positivi, persone alle quali ispirarmi. Ma quelli ci sono, e c'รจ solo da rimboccarsi le maniche.
"Il pessimismo dell'intelligenza, l'ottimismo della volontร ".

09/07/19

Il capitalismo non รจ (piรน) sostenibile



Questione ambientale, migrazioni, disuguaglianze, intolleranza: il sistema economico e produttivo che abbiamo costruito รจ denominatore comune a tutti i piรน grandi problemi del nostro tempo. E noi, come i pesci del famoso racconto di David Foster Wallace, ne siamo cosรฌ assuefatti da non riuscire a rendercene conto.

La cronaca politica degli ultimi mesi ha visto la giovane Greta Thunberg ergersi a leader mondiale nel dibattito sulla tutela dell’ambiente. Dibattito che grazie al carisma della ragazza, ai continui allarmi delle organizzazioni internazionali sui rischi dell’inquinamento e agli studi che provano la responsabilitร  dell’uomo nel processo di surriscaldamento globale รจ tornato in auge riuscendo a far guadagnare molti voti alle forze politiche ambientaliste nelle elezioni Europee dello scorso maggio. Anche le forze tradizionali hanno iniziato ad adattarsi a questa nuova tendenza, senza tuttavia fornire soluzioni radicali. Infatti, uno dei grandi limiti dell’azione politica in tema di tutela ambientale fino ad adesso รจ stato quello di pensare che attraverso gli incentivi pubblici le aziende si convincano ad investire con piรน decisione nell’innovazione “green”. Ciรฒ che non si considera รจ che questo particolare processo innovativo debba essere gestito dal pubblico sia per ragioni etiche (l’ambiente รจ un bene pubblico, e pubblica deve essere la sua tutela) che per ragioni economiche: gli investimenti in ricerca e sviluppo in tema ambientale hanno costi altissimi e ritorni bassi e poco certi, mentre le aziende puntano massimizzare il profitto nel breve termine rendendo il processo di innovazione lento ed inefficace.

In un grande intreccio di ragioni politiche, economiche ed ambientali, centinaia di milioni di persone sono in movimento dal sud verso il nord del mondo. Lo sfruttamento dei loro territori ad opera delle grandi multinazionali d’occidente in accordo con i vari gruppi militari e politici locali sono causa, quando non di conflitti armati perenni, di povertร , schiavitรน e malattie. Le siccitร  e le piogge anomale che stanno colpendo quelle parti del pianeta a causa del cambiamento climatico peggiorano un quadro giร  di per sรฉ devastante. In questo contesto, parlare, come fanno molti politici, di “aiutarli a casa loro” implicherebbe vietare alle nostre aziende tecnologiche di rifornirsi a prezzi da discount delle materie prime con le quali costruiscono il loro vantaggio competitivo, o impedire all’industria bellica di commerciare sotto l’egida delle istituzioni nazionali con i paesi “a rischio”. Contemporaneamente, sarebbe necessario incrementare la spesa pubblica in cooperazione internazionale, che invece risulta essere in caduta libera. Siamo disposti a invertire la rotta in maniera cosรฌ radicale? La risposta รจ chiaramente no.

Nella parte piรน fortunata del mondo, dieci anni di crisi economica e trent’anni di tagli bipartisan alle politiche di welfare stanno mettendo a dura prova la coesione sociale in tutto il Vecchio Continente. Un quarantennio di bombardamento retorico liberale ci ha convinti che la prioritร  della politica debba essere quella di abbassare le tasse, perchรฉ pagare meno tasse vuol dire avere piรน soldi in tasca. Ciรฒ che non ci รจ stato spiegato (e che, nonostante l’evidente paradosso, continua a non essere spiegato a sufficienza) รจ che abbassare le tasse vuol dire avere meno denari per finanziare i servizi, che quindi dovranno essere erogati dai privati con tariffe insostenibili per la maggior parte della popolazione. Inoltre, in un mondo in cui viene garantita la libera circolazione dei capitali, la competizione tra le aziende si gioca, oltre che sul livello di tassazione, sul costo del lavoro. E’ cosรฌ che รจ stato giustificato l’attacco scientifico ai diritti dei lavoratori negli ultimi quarant’anni. La precarizzazione del lavoro, soprattutto per giovani e donne, riduce i costi delle aziende ma aumenta l’instabilitร  di chi pur lavorando non ha i soldi per poter vivere decentemente. Il calo delle nascite, l’aumento delle psicopatologie legate all'insicurezza lavorativa e l’etnicizzazione delle rivendicazioni sociali sono solo alcuni dei molti effetti perversi di questo sistema.

Settant’anni fa, Karl Polanyi, economista e sociologo ungherese, nel suo libro “La Grande Trasformazione – Le origini economiche e politiche della nostra epoca” ha magistralmente spiegato che le tensioni create dal sistema economico liberale possono avere effetti politici devastanti. Secondo lui, al movimento di liberalizzazione e “laissez-faire” occorso dopo la seconda rivoluzione industriale corrispondeva un contro-movimento, una richiesta di protezione dalle distorsioni create dal primo. Era cosรฌ che lui spiegava la nascita dei fascismi in Europa. Guardare al presente attraverso la lente di Polanyi รจ un esercizio utile ad interpretare molti dei fenomeni ai quali stiamo assistendo, a tracciarne analogie e differenze rispetto al passato e, in definitiva, ad evitare di commettere ciclicamente gli stessi errori.

Alla luce della teoria polanyiana, dei problemi ambientali e dei flussi migratori, della precarizzazione della vita privata e della distruzione della sfera pubblica, ciรฒ che appare chiaro รจ che il capitalismo non sia piรน un sistema sostenibile. O meglio: รจ chiaro che il capitalismo non sia mai stato un sistema sostenibile. E’ stato un sistema tollerato e tollerabile, certo, che ha creato tantissima ricchezza, ma che l’ha tuttavia polarizzata nelle mani di pochi e a costi collettivi altissimi. Per questi motivi sta progressivamente perdendo la propria funzione storica, anche se per adesso รจ difficile scorgere un’alternativa sistemica migliore.
La reazione a questo stato delle cose non puรฒ e non deve avere, di nuovo, nel fascismo il piรน naturale degli sbocchi politici. E’ bene ricordare che peculiaritร  del fascismo, sia storico che odierno, รจ la retorica con il popolo e per il popolo contro il nemico piรน facile da abbattere (i migranti, le ONG, gli avversari politici, le donne), mentre l’azione politica รจ a vantaggio unico del grande capitale e a scapito dei lavoratori (in cui la repressione sindacale e moderazione salariale del fascismo storico e la proposta di flat-tax di quello moderno sono i casi piรน esplicativi). Dunque, per quanto forze dichiaratamente anti-sistema, nei fatti nรฉ il fascismo storico nรฉ quello moderno si sono mai posti in antitesi rispetto al sistema economico egemone.

Evitare che il capitalismo e l’architettura politica che lo sostiene e lo legittima vengano superati dialetticamente attraverso un conflitto sanguinoso e devastante รจ oggi il nostro piรน grande imperativo morale. Per farlo รจ necessario ripartire dalla riapproprazione degli spazi collettivi, dal mutualismo, dal localismo e dalle buone prassi. E’ necessario creare una narrazione condivisa dei benefici dello stare tutti assieme pacificamente, ed รจ necessario che questa narrazione, penetrando in tutti gli strati della societร  attraverso esempi pratici e messaggi semplici da recepire, diventi senso comune.
Ci vorrร  tempo prima che questa notte della ragione passi. E ci vorrร  uno sforzo collettivo sovrumano per resistere a questo rigurgito reazionario che ha ormai sedotto molti di noi. Ma rendersi conto, come i pesci del racconto di Foster Wallace, che "questa รจ l'acqua", รจ giร  un buon punto dal quale partire.

Federico Filetti


23/06/19

Baudelaire - Spleen

LXXVI
Ho piรน ricordi che se avessi mille anni.
Un grosso mobile a cassetti ingombro di bilanci, di versi, di biglietti amorosi, di processi, di romanze, con pesanti ciocche di capelli involte nelle quitanze, nasconde meno segreti del mio triste cervello. E' una piramide, un immenso sepolcro che contiene piรน morti che la fossa comune.
- Io sono un cimitero aborrito da la luna, dove come rimorsi si trascinano lunghi vermi che s'avventano sempre su' miei morti piรน cari.
Io sono un vecchio gabinetto pieno di rose appassite, dove giace tutto un guazzabuglio di mode disusate, dove i pastelli malinconici e le pallide figure di Boucher, soli respirano l'odore d'una fiala sturata.
Nulla uguaglia in lunghezzza le tarde giornate, quando sotto le pesanti falde de le nevose annate la Noia, frutto de la triste incuriositร , assume le proporzioni de l'immortalitร .
- Ormai tu non sei piรน o materia vivente! che un granito circondato da un vago terrore, assopito nel fondo d'un Sahara nebbioso! una vecchia sfinge ignorata dal mondo spensierato, dimenticata su le carte il cui umore selvaggio non canta che ai raggi del sole che tramonta.

LLXXVII
Io sono come il re d'un paese piovoso, ricco ma impotente, giovane e pur molto vecchio, che, disprezzando li inchini ossequiosi de' precettori si annoia co' suoi cani come un qualunque altro animale.
Nulla lo puรฒ rallegrare, nรจ falcone nรจ selvaggina, e nemmeno il suo popolo morente davanti al balcone.
La grottesca ballata del buffone favorito non distrare piรน la fronte di qul crudele malato; il suo letto di fiordalisi si trasforma in una tomba, e le dame del seguito, per le quali ogni principe รจ bello, non sanno piรน trovare impudiche acconciature per strappare un sorriso a quel giovane scheletro.
Lo scienziato che gli produce l'oro non ha mai potuto sdradicare dal suo essere l'elemento corrotto, ed in quei bagni di sangue che ci vengono dai Romani e di cui i potenti si ricordano nei loro piรน tardi giorni, non ha saputo riscaldare quel cadavere idebetito nel quale invece di sangue scorre l'acqua verde del Lete.

28/02/19

Perchรฉ Volt non riesce a convincermi



Le elezioni europee del maggio 2019 sono alle porte e con ogni probabilitร  segneranno uno sconvolgimento dell’assetto politico del Vecchio Continente. I due partiti tradizionali, il PPE e il PSE, sono in calo di consensi ormai da anni in tutta Europa, cosรฌ come le formazioni nazionali che li compongono. Le politiche liberali di cui entrambi si sono fatti portatori si sono scontrate con gli effetti di lungo periodo della crisi, gonfiando le vele ai populismi. E’ proprio sui risultati dei partiti populisti che si giocherร  la sfida fondamentale per il futuro dell’Unione. Se la destra populista riuscirร  a raggiungere percentuali paragonabili a quelle nazionali, sposteranno verso destra l’asse del PPE, rischiando di far implodere il progetto di unitร  europea in virtรน della loro spinta disgregante. Allo stesso tempo, il PSE sembra voler proseguire nella sua strategia centrista, cancellando a monte qualsiasi tentativo di dialogo con le formazioni della sinistra radicale (come succede giร  adesso in Italia), e continuando a perdere il consenso delle classi popolari.
In questo scenario, alcune nuove formazioni politiche sostenute da larga parte dell’opinione pubblica di area progressista spingono affinchรฉ l’azione politica europea possa diventare piรน uniforme e centralizzata rispetto a quanto non lo sia adesso.
Incuriosito dall’attenzione che i media hanno rivolto a questo neonato movimento, colpito dalla sua sorprendente capacitร  organizzativa, dalla efficace ars oratoria dei propri leader e dall’affinitร  generazionale che mi lega ai suoi creatori ho iniziato a documentarmi. Ho letto la carta programmatica (che si chiama Dichiarazione di Amsterdam), ho ascoltato le interviste, ho letto articoli e ad ogni tassello che aggiungevo, venivo investito da una serie di dubbi che mi sembrava minassero la credibilitร  del progetto politico. Dubbi che riguardano innanzi tutto la piattaforma programmatica, ovvero gli obiettivi politici che si pone il movimento e di come questi obiettivi debbano essere tradotti in azioni, e poi la retorica attraverso cui questo insieme di intenti e di proposte viene comunicato al potenziale elettore.

E’ un movimento che si pone in antitesi rispetto ai populismi ma si dichiara nรฉ di destra nรฉ di sinistra, esattamente come molti dei partiti populisti in giro per l’Europa. Come i partiti populisti, rivendicano, a testimonianza della loro purezza, l’inesperienza politica e non si identificano nella dicotomia storica tra destra e sinistra. Una retorica, questa, che รจ nata in Italia con il Movimento 5 Stelle e che รจ stata mutuata da En Marche! nella campagna elettorale che ha portato Emmanuel Marcon all’Eliseo. Una contraddizione che, come abbiamo visto, non puรฒ risolversi in campagna elettorale e che si risolverร  nel momento in cui gli eletti dovranno prendere delle decisioni politiche. La storia recente ci insegna molto a riguardo. In Italia, il Movimento 5 Stelle dall’alto della sua purezza e della sua retorica post-ideologica รจ finita ad attuare politiche di destra sociale (ossia quelle volte a proteggere i lavoratori, possibilmente italiani, bianchi e uomini, a scapito delle minoranze), mentre, in Francia, Macron implementa politiche liberiste e taglia indiscriminatamente lo stato sociale, costringendo i Gilet Gialli ad occupare le strade di Parigi e della Francia per piรน di tre mesi. A vantaggio unico di Lega e Front National: la destra vera, quella nostalgica e reazionaria.
Alla retorica populista, Volt affianca una visione contraddittoria del futuro dell’Europa. Insieme ad una (giusta, a mio avviso) attenzione ai diritti civili, alla sostenibilitร  ambientale, all’attenzione verso le minoranze ci sono forti ambiguitร  legate ai modi in cui questi obiettivi debbano essere perseguiti: in altre parole, il ruolo che lo Stato deve avere nel gestire il ciclo economico. Se da un lato leggiamo che “lo Stato deve farsi portatore di un sistema di solidarietร  per i soggetti piรน vulnerabili”, dall’altro leggiamo che “il suo intervento deve essere il piรน piccolo e piรน veloce possibile” e che “lo Stato non puรฒ e non deve pianificare o prevedere l’innovazione”. Compito che รจ delegato al mercato, che, in quanto “libero e aperto, crea le piรน grandi possibilitร  di arricchimento per tutti”.
L’assenza pressochรฉ totale di critica al paradigma liberale diventa lampante quando al congresso nazionale di Volt Italia viene invitato Carlo Calenda, un politico che non ha vergogna nel dichiarare che il liberismo รจ di sinistra, o quando uno dei leader del movimento dichiara che “il liberalismo forse si รจ un po’ incagliato su una visione economicistica e deterministica degli individui”. Forse. Un po’.
La stessa visione economicistica e deterministica che lo ha portato a dichiarare, due righe piรน giรน, che la soluzione รจ “il taglio immediato e significativo del cuneo fiscale per dare ossigeno a tutti quei milioni di giovani che ad oggi arrivano a fine mese solo grazie agli aiuti di nonni e genitori”. Fare un’esegesi dell’ideologia dominante per criticare l’ideologia dominante. Un capolavoro retorico.

E’ comunque doveroso sottolineare che molti dei punti programmatici di Volt non sono solo condivisibili, ma anzi di necessaria attuazione. Ho trovato molto interessante, ad esempio, la proposta di espandere il mandato della Banca Centrale Europea non solo al controllo dell’inflazione ma anche a quello del livello di occupazione, come succede anche con la FED negli Stati Uniti.  Cosรฌ come sono condivisibili le proposte di centralizzazione a livello europeo di parte della spesa pubblica, dell’unione bancaria, dell’istituzione di una tassa europea sulle imprese e del ministero delle finanze che rappresenti tutta l’Unione. In generale, mi sembra che molti dei punti programmatici volti a federare gli Stati guardino nella giusta direzione.
Tuttavia, il programma presenta molte profonde mancanze e altrettante ambiguitร  di difficile risoluzione.
Ritengo scandaloso che nella piattaforma programmatica e nella sua appendice non vengano neanche citate le parole “debito pubblico” o “debito pubblico europeo”: non si fa riferimento ai vincoli di Maastricht su debito e pil, i cui effetti perversi sono responsabili della macelleria sociale nella quale ci troviamo oggi, e non si accenna neanche a proposte su un “debito pubblico europeo”, uno dei pochi meccanismi che possa realmente aumentare la solidarietร  tra gli Stati Membri. Sarebbe grave se si trattasse di una semplice dimenticanza, visto che stiamo parlando di una forza politica che sta comunque chiedendo il voto a centinaia di milioni di persone, ma sarebbe ancor piรน grave se questa mancanza nascondesse la paura di prendere una posizione chiara a riguardo.
Un’altra grave mancanza programmatica รจ quella di un salario minimo europeo, che si porrebbe come risposta alle pressioni a ribasso sui salari date dalla presenza di una nutrita manodopera di riserva: l’istituzione di un salario minimo ridurrebbe i fenomeni di dumping nella parte inferiore della piramide sociale, sia per i cittadini europei che per le minoranze etniche disposte ad accettare stipendi da fame pur di lavorare.
Quanto alle ambiguitร  programmatiche, ciรฒ che per Volt sembra non essere chiaro รจ che competitivitร  e protezione sociale siano due fattori mutualmente esclusivi.
Non รจ chiaro come le proposte di aumento della protezione sociale dei lavoratori atipici (tra i quali, ad esempio, i riders) possano essere conciliate con il fatto che il vantaggio competitivo di aziende come Foodora o Deliveroo sia basato sullo sfruttamento della manodopera in cambio di zero garanzie e stipendi da fame. Aumentare la protezione sociale di queste categorie implicherebbe un maggior costo del lavoro per queste aziende, che come conseguenza della libera circolazione dei capitali scapperebbero subito verso altri lidi.
Cosรฌ come non รจ chiaro come l’appoggio incondizionato al libero mercato possa conciliarsi con le proposte di aumento delle protezioni per gli agricoltori locali, che dai trattati di libero scambio firmati in Europa sono stati danneggiati.

Volt, cosรฌ come En Marche! (al quale Volt mi sembra si ispiri), mirano a guadagnare voti smarcandosi dalla dicotomia destra/sinistra e ponendosi in alternativa ai populismi.
Tuttavia, ciรฒ che appare chiaro รจ che le contraddizioni insite nella retorica e nel programma attraverso cui Volt si sta presentando all’elettorato europeo risentono da un lato dell’ormai quarantennale egemonia culturale del liberismo, dall’altro delle spinte protezionistiche che i populismi sostengono da quando il paradigma liberale ha iniziato a mostrare le sue falle. Cosรฌ facendo, questo movimento ha assimilato, introiettandoli, i principali difetti delle due visioni.
Inoltre, i presupposti teorici su cui Volt si fonda mi sembrano deboli: essi semplificano la realtร  fino ad invertire i rapporti di causa ed effetto. Nella loro analisi, infatti, Brexit e i populismi vengono presi solo come variabile indipendente del sistema, come la causa che rischia di influenzare un processo. Invece, i populismi sono il risultato dell’interazione tra il sistema economico egemone, quello liberista che รจ intrinsecamente portato a polarizzare la ricchezza, e il sistema politico, quello della democrazia liberale, in cui i meccanismi di rappresentanza si sono rivelati incapaci di gestire le tensioni sociali create dal sistema economico.
Il tentativo che Volt sta compiendo di dare un volto umano al capitalismo e al libero mercato non รจ innovativo: furono Tony Blair e Bill Clinton i primi a provarci piรน di vent’anni fa, seguiti a ruota da moltissimi emuli in tutto il mondo Occidentale, e dalle loro politiche ne รจ emersa la crisi piรน grande della storia del capitalismo. Ignorare la necessitร  di uno Stato (o di un insieme di Stati) che non solo regoli ma che intervenga massicciamente per garantire uguaglianza e solidarietร , ignorare che il trade-off che esiste tra welfare universale e libertร  di movimento dei capitali debba risolversi necessariamente in favore del primo, ignorare che il conflitto tra capitale e lavoro รจ oggi forte come e forse piรน di quanto non lo sia stato durante tutto il ‘900, vuol dire porsi in una posizione antistorica. Vuol dire o non avere idea del qui e dell’ora, oppure vuol dire prendere ufficialmente atto di rappresentare una piccola e privilegiata parte della popolazione europea.
Verrร  un momento in cui questi futuri giovani deputati europei verranno chiamati a decidere se stare dalla parte di chi con la globalizzazione ci ha guadagnato, o se stare dalla parte di chi ha perso. A quel punto vedremo di che pasta sono fatti.

Federico Filetti

12/01/19

Slavoj ลฝiลพek brilliantly defines ideology

«A friend visited Niels Bohr in his house in the countryside and noticed an horseshoe above the entrance door. Everyone knows that in Europe we believe that it keeps the house safe from evil spirits.
The friend was shocked and told him: “Niels, you’re a scientist! Do you really believe in these kinds of superstitions?”.
Bohr replied: “No, of course not. I’m not crazy”.
“And why is it there, then?”, the friend asked.
“Because I was told that it works even if we don’t believe in it”».

05/12/18

Bertolt Brecht - Nei tempi oscuri

Non si dirร : quando il noce si scuoteva nel vento
ma: quando l'imbianchino calpestava i lavoratori.
Non si dirร : quando il bambino faceva saltare il ciottolo piatto sulla rapida del fiume
ma: quando si preparavano le grandi guerre.
Non si dirร : quando la donna entrรฒ nella stanza
ma: quando le grandi potenze si allearono contro i lavoratori.
Tuttavia non si dirร : i tempi erano oscuri
ma: perchรฉ i loro poeti hanno taciuto?

29/10/18

L'occidente, la tettonica a placche e u cori di liuni



Ieri piรน del 55 percento dei brasiliani che si sono recati alle urne hanno votato Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra che, con la sua retorica spudoratamente nazionalista, omofoba, maschilista e razzista, ha sottratto al Partito dei Lavoratori il favore dei giovani facendo en plain tra la medio-alta borghesia danneggiata dalla globalizzazione. Un segnale forte alle cancellerie di tutto il mondo occidentale, che ci avvisa – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che dopo trent’anni di liberismo bipartisan e dieci di crisi la frustrazione sta trovando il suo sbocco politico a destra. La sera stessa, in una tanto famosa quanto vituperata trasmissione televisiva della rete ammiraglia pubblica italiana, un vecchietto di 93 anni con dei buffi occhiali arancioni ed una voce segnata da ottant’anni di tabagismo offre in prime-time una lettura della contemporaneitร  che resterร  impressa nella memoria collettiva di questo Paese.

Jair Bolsonaro, sessantatrรฉ anni con un passato da militare, รจ da ieri il nuovo Presidente della Repubblica Federale Brasiliana. Membro del Partito Social-Liberale, ha guadagnato il 55,2 percento delle preferenze in un ballottaggio che lo ha visto sfidarsi con Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori. Questo ballottaggio รจ stato visto da molti osservatori come un referendum sul partito di sinistra dopo la gestione fallimentare di Roussef, alla luce della corruzione dilagante e della recessione che ha colpito il Paese nel 2015 e nel 2016. Il neo-Presidente, pur ricevendo tempestivamente il plauso da Salvini, รจ stato oggetto di pesanti critiche da parte degli osservatori interazionali per le sue posizioni apertamente sessiste, razziste ed omofobe (riassunte egregiamente dai ragazzi di Vice Italia, che hanno pubblicato un video delle dieci dichiarazioni piรน controverse di Bolsonaro). In economia, le ricette spiccatamente liberiste a favore di pochi (possibilmente bianchi e giร  ricchi) promettono benefici anche ai milioni di poveri che abitano il Paese. Anche se la Storia ci insegna che non รจ cosรฌ.

Da almeno un triennio, ossia dalla Brexit in poi, sono forti le scosse di assestamento che stanno colpendo le democrazie mature in giro per il mondo. Un movimento tettonico che sta radicalmente cambiando i connotati sociali ed i relativi assetti politici di un gran numero di Paesi “ricchi”. La crisi ha impattato sulla stabilitร  di questi Paesi e la loro resistenza al cambiamento si รจ rivelata causa di un rinnovato spirito reazionario. Quello di “Make America Great Again”, per intenderci.
Se gli effetti di breve periodo della crisi avevano portato ad una crescita esponenziale dei movimenti marcatamente di sinistra (basti pensare alla doppia elezione di Obama nel 2008 e 2012, alla crescita di Syriza, di Podemos e del Movimento 5 Stelle delle origini), gli effetti di lungo periodo hanno provocato un rigurgito reazionario che dal 2016 รจ iniziato ad esploderci tra le mani.
Trump, Le Pen (ma qualcuno potrebbe aggiungere anche Macron), Salvini e, per ultimo, Bolsonaro sono nient’altro che il risultato del movimento tettonico di cui sopra, che ha origine nelle mancanze di una sinistra che ha colpevolmente iniziato ad inseguire capitalismo, competizione e diritti civili, trascurando i diritti sociali. La disintermediazione data da internet, la banalizzazione del pensiero complesso e l’assenza di memoria storica hanno fatto il resto.

Perรฒ succede anche che la stessa sera in cui un estremista di destra diventa Presidente di un Paese dall’altro lato del mondo, a casa nostra, in un’apatica e fredda domenica d’autunno, un vecchietto ipovedente di novantatrรฉ anni vada ospite del programma di punta della Rete ammiraglia indossando degli occhiali arancioni manco fosse David Bowie. Il vecchietto in questione, Andrea Camilleri, inizia a parlare con voce lenta e visibilmente consumata da un numero incalcolabile di sigarette. Parla di “Conversazione su Tiresia”, il suo ultimo spettacolo andato in scena l’11 Giugno al Teatro Greco di Siracusa e che sarร  prossimamente al cinema. Discute della sua cecitร , e dei vantaggi che essa provoca.
Dice: «Mi reputo fortunato ad essere cieco, per non vedere certe facce ributtanti che seminano odio, che seminano vento. E che raccoglieranno tempesta».
Il riferimento, per niente nascosto, รจ a quella politica che fa della paura il volano del suo successo e di cui Salvini รจ portabandiera.
Commentando le parole della Senatrice Segre, creatrice di una Commissione Parlamentare sui fenomeni di intolleranza, razzismo ed antisemitismo che aveva parlato di “fascistizzazione del senso comune che ottant’anni fa ha coperto di vergogna l’Italia“, dice che «dovrebbero essere dette e scritte dentro ogni scuola. La cosa terribile รจ che stiamo educando una gioventรน all’odio».
Parlando di migrazioni domanda a chi lo ascolta: «Perchรฉ, in fondo, l’altro deve essere diverso da me? L’altro non รจ altro che me stesso allo specchio».
Camilleri ha parlato delle grandi contraddizioni del nostro tempo con l’elasticitร  mentale di un giovane. Un giovane che prega i suoi coetanei di impegnarsi e di illudersi, come antidoti all’apatia e alla disillusione.

Dopo ieri, dopo il risultato delle elezioni brasiliane e dopo l’intervista di Camilleri, due strade sembrano tracciate in maniera netta ed irreversibile. La prima, scavata dal movimento delle placche tettoniche, che tra breve tempo distruggerร  l’assetto del mondo occidentale per come lo abbiamo conosciuto dalla seconda guerra mondiale in poi. La seconda, quella che ci suggerisce Camilleri, รจ impervia e militante, รจ una strada che reagisce alla deriva. Quel “cori di liuni” pronunciato in diretta dallo scrittore che tanto assomiglia al foscoliano “Spirto Guerrier”. Dopo ieri sera, dopo l’elezione di un ex militare a Presidente di un Paese dall’altro lato del mondo e il quasi contestuale monologo di un vecchio cieco in televisione, siamo irrimediabilmente obbligati a decidere quale delle due strade percorrere.

Federico Filetti
© Federico Filetti
Maira Gall